(opera giovanile della mitica Nicoz Balboa)
é stata dura, ma finalmente sono riuscita a rimettere i piedi per terra.
i fatti miei
(opera giovanile della mitica Nicoz Balboa)
é stata dura, ma finalmente sono riuscita a rimettere i piedi per terra.
e finalmente, acampada fu.
il power nap del pomeriggio m’aveva lasciato con un principio di mal di testa e una voglia quasi invincibile di orizzontalitá non partecipativa – c’era il sole e giá mi immaginavo schiantata sotto il fico del giardino per tutto il pomeriggio, dimentica di una promessa fatta a me stessa e alla mia bionda. Ma ella, appena tornata da scuola, mi guarda seria e fa: Ma come, non andiamo a piazza Catalunya?
(la foto é di Ada e qui ne trovate altre sue molto belle ed emozionanti)
((il personaggio nel cartello é la Fata Basta, protagonista de La cenicienta que no queria comer perdices, favola femminista))
Continue reading un pomeriggio a piazza Catalunya #acampadabcn
(via helenlafloresta)
certe volte le cose piú semplici sono le piú efficaci – cosí come molto spesso l’essenziale é invisibile agli occhi. in questo cartellone la violenza dell’inflazione (si chiamerá ancora cosí?) del costo della vita negli ultimi anni é dolorosamente evidente.
e quasi quasi mi lascio cullare dall’illusione ci stiamo tuttx svegliando.
sará che é finita la vaselina?
per forza o per amore, é ora di rifare il mondo.
per chiudere la settimana (o per iniziarla) con un sorriso – anche se di questi tempi c’é poco da stare allegre noi ci proviamo lo stesso e come il vecchio Antonio del ciclo andino di Manuel Scorza sorridiamo pure se ci rompono tutti i denti – vi presento una nuova discutibile campagna, volta a rinnovare dal basso l’immaginario erotico standard che ci colonizza i desideri.
si chiama Support your local postporn star ed é una chiamata a tutte e tutti quanti voi a scoprire e sostenere soggetti del desiderio, ovvero persone e personalitá evocatrici di desiderio inconsulto, cameratesca tenerezza gravante sull’amore, simpatia ineffabile, vampate di calore.
il *local* é piú concettuale che geografico: per local intendiamo qualcosa che é vicino, prossimo, raggiungibile.
comincio io, aspettando le vostre segnalazioni (complete di foto e motivazioni) all’indirizzo in sovraimpressione 😉
(rullo di tamburi, grazie)
la prima local postporn star che vi segnalo é
Continue reading support your local postporn star #01 – il Peciola
La Patri era poeta precaria e attivista queer.
Era tra le organizzatrici della Muestra Marrana, festival di cinema porno non convenzionale che mi ha fornito gran parte del materiale video delle presentazioni che sto facendo in queste settimane.
Nel 2006 era stata accusata, insieme ad altre 4 persone, di un crimine che non aveva commesso (il ferimento di un Guardia urbano). Dopo 3 kafkiani gradi di giudizio e un’indulto negato le era piovuta in testa una condanna a tre anni e mezzo, che stava scontando in semilibertà (lavorando e tornando a dormire in carcere durante la settimana, sottoposta a continui controlli e analisi del sangue).
Nonostante il supporto e la vicinanza delle persone che la amavano, che non erano poche, Patricia non ce l’ha fatta ad andare avanti.
Il 26 aprile scorso si è suicidata, riprendendosi la libertà nella maniera più violenta e radicale.
Amavo Patri, come una sorella e un pò di più.
L’amavo dell’amore delle cagne rabbiose, che non accampa diritti di proprietà e che obbedisce solo all’imperativo Liberati, liberami, liberiamoci.
Io l’ho persa e l’abbiamo persa tutte, anche voi che non la conoscevate.
L’ingiustizia della sua morte pesa come un macigno sul mio cuore, mi toglie il respiro e mi spezza la voce.
Poeta Difunta, blog di Patricia
la bieda cresce rigogliosa nell’orto. la menta stenta nel giardino.
non é ancora arrivato il tempo del primo Mojito party della stagione, ma la primavera si va decisamente scaldando…
(tra un paio di giorni abbandono il mio eremo neorurale per la rutilante Milano.
qualcunx mi aspetta…)
Non credo vi sembrerá strano se vi confesso che ho avuto un’educazione religiosa.
Quello che é piú stupefacente é che ho seguito tutto il cursus honorum dei sacramenti cattolici, stoppandomi solo alla cresima.
Mia madre si professava cristiana piú che cattolica, ma con un’ammirabile abnegazione portava me e mio fratello a messa any given sunday in una chiesa fuori dal nostro malfamato quartiere. Il prete era un tipo affascinante, un manicheo che tuonava dal pulpito con una bella eloquenza, condannando il consumismo e la superficialitá, predicando l’amore e il sacrificio. Credo che tutte le donne del quartiere ne fossero innamorate – e lui era cosí figo che secondo me qualcuna se la raccattava pure.
Anche l’amore nel tempo precario
è diventato una cosa per vecchi,
un privilegio di anziani amanti
che hanno del tempo da dedicarsi.
Noi eredi di un secolo feroce
…che rispettava soltanto il futuro,
siamo il futuro promesso,
l’ultimo forse però, perché il profitto
non rispetta né il domani né l’adesso.
Il patto è stato cancellato
perché la regola non vale nulla
quando non c’è la forza per imporla.
Ora ciascuno è privato,
e solitario elabora segnali
sullo schermo mutevole che irradia
intima luce ipnotica. Riceve
ordini telefonici, e risponde
con voce allegra perché non è concesso
ch’altri conosca l’intima afflizione
che ci opprime.
Talvolta sul contratto di assunzione
è compresa una norma che ti impegna
a non suicidarti.
Questo non ferma certo l’espansione
dell’esercito immenso di coloro
che levano la mano su se stessi.
Nel solo mese di maggio
all’azienda trasporti di Bologna
si sono uccisi tre lavoratori.
Dieci anni fa erano tremila
i conducenti degli autobus cittadini,
oggi sono soltanto milleduecento
e il traffico non è certo meno intenso.
Alle officine Foxsson
si danno fuoco giovani operai.
A migliaia s’immolano
i contadini indiani,
alla Telecom France
si ammazzano a decine per il mobbing.
In molte fabbriche italiane
minacciano di buttarsi giù dal tetto.
E’ un sistema perfetto
razionale, efficiente, produttivo.
Chi s’ammazza è un cattivo
cittadino che non ha capito bene
come funziona il nuovo ordinamento.
Devi essere contento,
partecipi allo sforzo collettivo
che rilancia la crescita e impedisce
che il deficit sorpassi il tre per cento.
Brucia ragazzo brucia
brucia la banca centrale
e quella periferica.
A poco servirà, purtroppo
Perché i numeri che ti rovinano l’esistenza
Non sono conservati in nessuna banca,
neppure in quella centrale.
Vagano nell’infosfera
E nessuno li può cancellare.
I nemici nascosti sono numeri
Null’altro che astratte funzioni,
integrali, algoritmi e deduzioni
della scienza economica.
Ma come puoi chiamare scienza
questo sapere che non sa niente
questo assurdo sistema di assiomi
di tecniche che spengono la vita
per non uscire dalle previsioni
di spesa?
Non è una scienza, è una superstizione
che trasforma le cose in astrazione
la ricchezza in miseria
e il tempo in ossessione.
Meglio andarsene di qui, ecco come si fa.
Meglio lasciare vuoto
il luogo dell’obbedienza e del sacrificio.
Meglio dir grazie no a chi ti propone
sopravvivenza in cambio di lavoro.
Impariamo a essere asceti
che non rinunciano al piacere né alla ricchezza
ma conoscono il piacere e la ricchezza
e perciò non li cercano al mercato.
Come gli uccelli nel cielo
e come i gigli nei campi
non abbiamo bisogno di lavoro
né di salario, ma di acqua e di carezze,
di aria, di pane, e dell’infinita ricchezza
che nasce dall’intelligenza collettiva
quando è al nostro servizio, non al servizio
dell’ignoranza economica.
Se vuoi sapere come si fa
io posso dirti soltanto
quello che abbiamo imparato dall’esperienza.
Non obbedire a chi vuole la tua vita
per farne carcassa di tempo vuoto.
Se devi vendere il tempo in cambio di danaro
sappi che non c’è somma di danaro
che valga il tuo tempo.
E’ comprensibile che qualcuno pensi
Che solo con la violenza
Possiamo avere indietro
Quello che ci han sottratto.
Invece non è così,
– dispongono di armate professionali
che la gara della violenza la vincerebbero
in pochi istanti.
Quel che puoi fare è sottrargli il tempo della tua vita.
Occorre diventare ciechi e sordi e muti
quando il potere ti chiede
di vedere ascoltare e parlare.
L’esodo inizia adesso
andiamocene via
ciascuno col suo mezzo di trasporto.
Meglio morto
che schiavo dell’astratto padrone
che non conosce
dolore né sentimento né ragione.
Ma meglio ancora vivo
senza pagare né il mutuo né l’affitto.
Quel che ci occorre non è nostro
se non nel breve tempo di un tragitto.
Quando arrivi parcheggi,
lasci le chiavi e lo sportello aperto
per qualcun altro che deve spostarsi
nella città, sui monti o nel deserto.
Ecco come si fa.
Si smette di lavorare
ché di lavoro non ce n’è più bisogno.
Occorre svegliarsi dal sogno
malato della crescita infinita
per veder chiaramente
che c’è una bolla immensa di lavoro inutile
che si gonfia col nostro tempo.
Inventiamo una vita che non pesa,
Che non costa.
Una vita leggera.
E poi sai che ti dico?
Non ti preoccupare del tuo futuro
Che tanto non ce l’hai. E’ tutto destinato
A pagare l’immenso debito accumulato
Per ripianare il debito delle banche.
Il futuro di cui parlano gli esperti
è sempre più tetro ogni giorno
che passa. E’ meglio che diserti
e comunichi intorno
il lento piacere dell’essere altrove.
Ecco come si fa.
(dalla meravigliosa lezione di Bifo all’Accademia di Brera – la versione completa e il video stanno qui)
grazie roscia
la maggioranza delle amiche romane che hanno assistito alla performance di Diana non sono rimaste colpite tanto dalla sua poesia ne’ dall’evidente e odorosa sbratta di vomito che ha provocato un delirante domino di deiezioni gastriche (un fuoriprogramma che avrebbe deliziato la poeta in semilibertá).
il piú ammirato protagonista della serata é stato lo schizzo potente della sua eiaculazione, che ha eclissato allo stesso modo il sublime e lo schifo.
Continue reading invidia dello squirting (aka Wet, wet, wet)