chi mi credo di essere

(le bio si scrivono sempre cercando di darsi un tono, per questo è quasi la norma scriverle in terza persona anche quando una se le scrive da sola. questa è la mia piú sintetica e ufficiale)

Slavina è una porno-attivista. Impegnata fin dalla fine del secolo scorso nell’ambito delle lotte sociali, dell’autoproduzione e della tecnologia DIY, ha scoperto nel 2005 a Barcellona la scena della postpornografia, iniziando a concepire un’idea piú sexy della Rivoluzione.
Le politiche del corpo in forma di nuova pornografia, gender hacking, amore queer e sessualitá radicale sono diventate il suo campo d’azione e il tema principale delle sue performance, dei suoi esperimenti narrativi multimediali (nel 2012 ha pubblicato il libro Racconti per ragazze sole o male accompagnate), dei laboratori che la portano in giro per tutta Europa.
Partecipa al progetto Le ragazze del porno e alla piattaforma benefica Come4 oltre a tradurre e promuovere in Italia il lavoro delle sue amiche poetesse, performer e scrittrici ispanofone.

roarrrr

nel 2010 scrivevo questa presentazione di me stessa, decisamente meno pro ma piú linea con lo stile a cuore aperto di questo blog:

(non so se succede anche a voi, ma io ogni tot di mesi devo scrivere una presentazione di me stessa e/o del mio lavoro. questa é l’ultima.
l’ho scritta per il libro di un tipo molto simpatico che ha fatto una ricerca antropologica sulle donne che lavorano nella pornografia ma la domanda di base era: perché emigrasti?)

Sono nata a Roma – non ai bordi di periferia come Eros ma proprio in borgata, come diceva mi nonna.
Arrivata al bordo dei 30 anni, per una coincidenza infelice e decisiva mi sono ritrovata senza lavoro, senza amore e pure senza casa.
Avevo fatto qualsiasi tipo di lavoro mentre frequentavo l’universitá – ovviamente tutti lavori-di-merda: precari, sottopagati e (c’é bisogno di specificarlo parlando dell’Italia?) senza un regolare contratto.
Con impeto idealista insieme a un gruppo di colleghi e colleghe videomaker a un certo punto avevamo aperto, piene di speranza e di sogni di riscatto, una cooperativa che puntava a rivoluzionare il panorama stantio dell’audiovisuale italiano. Volevamo fare televisione intelligente, promuovere un’informazione libera, formare i ragazzi delle periferie *degradate* perché avessero i mezzi per comunicare e rappresentarsi…
Com’era ovvio in un paio d’anni il progetto si sfracelló, umanamente ed economicamente, lasciandomi con un buco in petto e una grave crisi d’identitá.
Avevo un fidanzato egocentrico e narcisista, che dopo anni di dipendenza malata ero riuscita a mandare a quel paese ma che continuava a fare di tutto per rendermi la vita impossibile (e che anche quando aveva smesso di farlo rimaneva come un fantasma in tutte le strade, in quasi tutte le feste, in troppi discorsi).
Anche economicamente ero a pezzi e per risparmiare avevo deciso di dividere la stanza e pure il letto con la mia migliore amica. Peró essendo depressa, demotivata e stanca di tutto non ero di certo la compagna ideale – e anch’io mi sentivo parecchio scomoda, soprattutto quando si fermava a dormire con noi il suo fidanzato coi dread.
L’ultima battaglia politica nella quale m’ero impegnata anima e corpo era il referedum sulla procreazione assistita: con le zie del Sexyshock avevamo fatto video, manifestazioni, di tutto.
Ed era andato tutto male (non che non fossi abituata a perdere, anzi da dopo Genova l’unica speranza ammissibile sembrava il pareggio).

Cosí pensai che era ora di cambiare aria. Che la mia precarietá poveva diventare una risorsa – niente mi legava concretamente a Roma, nessuna cosa buona né cattiva, ero libera di surfare (grazie Alex Foti) e andare dove avrei trovato condizioni migliori di vita.
Se avevo la sensazione di essere riuscita a sbagliare tutto potevo riprovarci altrove e sbagliarlo meglio.
Rimaneva da decidere la destinazione: amavo Berlino, ci ero stata molte volte e conoscevo un po’ di gente. L’unica concorrenza seria era rappresentata da Barcellona, dove ero stata solo una volta ma che alla fine vinse ai punti per il clima e la lingua, che non conoscevo ma che a occhio e croce mi sembrava piú abbordabile del tedesco.
Ovviamente ignoravo che a Barcelona si parla catalano e tutta contenta, mentre s’avvicinava la data della partenza leggevo l’opera omnia di Neruda, unica lettura spagnola che avevo trovato in casa di mia madre, mentre ripassavo in originale i comunicati del Subcomandante Marcos – che leggevo da anni arrendendomi sempre alle traduzioni.
Comprai (anzi mi feci comprare dal dottor Doom, visto che all’epoca non avevo né conto in banca né bancomat) un biglietto Ryanair a 20 euro e dissi a mia madre che forse sarei tornata alla fine dell’estate o forse no. Era giugno e mi avrebbe ospitato a tempo indeterminato l’amico gentile di una collega di lavoro, che non c’entrava niente con la mia vita passata e che mi regaló pure un biglietto per andare al Sonar a sentire i Chemical Brothers due giorni dopo il mio arrivo.
Successivamente scoprii che se volevo fermarmi a Barcelona il catalano almeno un po’ dovevo impararlo, che anche per il lavoro piú balordo avrei avuto un contratto e che dopo un anno di contributi potevo addirittura avere un sussidio di disoccupazione.
Che esistevano un’arte sociale e un porno femminista e che potevo baciarmi per la strada con una donna senza sentirmi colpevole né aver paura di essere aggredita.
Poi scoprii pure un programmatore catalano di poche parole e timidi sorrisi, con cui avviai il progetto piú ambizioso della mia vita, che ora ha 3 anni, i capelli biondi e parla e canta in tre lingue.

Leggendo dell’Italia sono sempre un po’ triste, moltissimi altri amici hanno scelto la via dell’esilio e le cose sembrano andare sempre peggio. Quelli che rimangono sono rassegnati, sembrano vittime di questo fatalismo italiano per cui le cose vanno male ma che ce voi fa?
Io mi sento un po’ in colpa, ho il complesso di aver abbandonato la nave che affonda ma in fondo la vita é una e per cambiare le cose c’é bisogno di un’orizzonte collettivo che io a Roma non trovavo piú.

Mi mancano mia madre e le mie famiglie e torno abbastanza spesso, soprattutto adesso che ho una nuova missione: quella di seminare la pornoribellione


(l’artista al lavoro, convinta di essere un incrocio tra Virginia Wolf e Camaron)

30 thoughts on “chi mi credo di essere”

  1. Ganzissima. Sono un amante dell’ecologia e del sesso. Troppo sensibile ansiogeno e pauroso di perdere soldi e la virilità del momento per andare a troie, come la prima volta che varcai una vetrina ad Amsterdam, poi la seconda volta mi rifai, ero ok anche se la tipa, una vikinga silicotettoruta non voleva che la toccavo, ma only penetration. Nel mio curriculum ho fatto la rivoluzione sessuale di cuba, contribuendo ad arrotondare le entrate della jineteras dopo il crollo del muro di berlino e andò tutto ok a parte il ritorno in patria con delle pustoline. Ideologicamente fui filo Comunista e quasi arrossivo quando sentivo parlare Bertinotti dei tempi d’oro che equiparava sessismo e fascismo. Poi tra lui e Capanna che si contendevano vitalizi e presenze ai vari tv show tipo Porta a Porta ho finalmente capito che ‘Compagni a voi seghe e gazzosa e noi che stiamo a Montecitorio donne e champagne’. I miei idoli, da bambino Ninetto Davoli di fornescion e poi dei film di Pasolini, da ragazzo l’erotomane di Chiambretti (l’expert alla Wody Allen look di film Fenechiani o meglio di chiappa e spada), poi il comico Loche che veniva interrogato da Moana (alias CaterGuzzanti) con ‘Ti tocchi?’ qualche annetto fa Marco Giusti e Andrea Delogu della trasmissione tv sui film sopracitati ( il primo balbuziente com’ero io, la seconda oltre a essere stra… si chiama come me, nome greco, virile (diciamo modestamente al 98%) e intelligente.. (a andartene via dall’Italia sei stata molto intelligente, hai trovato l’occasione e hai fatto bene, l’ha fatto anche mia sorella ma nella ville lumiere dove vive, lei al contrario mio decisamente suora e marescialla, non mi vuole. Adesso che non balbetto più il mio sogno è fare l’oste in un bistrot di Montmartre invece in Italy posto parastatale fisso, sono fortunato…, invalido al 44% non nei paesi bassi.) Si sono fortunato ma ne’ al gioco né all’amore. Me gusta dove abiti ora, ci andavo in vacanza con gli amici negli anni 90 e giravo ubriaco nelle feste major con la t-shirt degli indipendentisti Catalani per rimorchiare ma prendevo qualche insulto dagli ispanici purosangue. Mi piacciono le whores non solo fisicamente ma soprattutto quella che dimostrano sensibilità. La prima che mi commosse fu quando da ragazzo andammo con un amico a consegnare mazzi di mimosa alle frequentatrici di una strada, la sera dell’otto marzo. Una bionda ci sorrise e ci baciò affettuosamente, apostrofandoci con un ‘Che carini!’ mentre la collega ci guardava sospettosa. Non ci andammo, tra di noi masculi dell’epoca gironzolava quella stupida idea cattomachista che se vai a pagamento sei incapace di conquistare le femmine. ME CAGO NELL’AMOR come cantava anni indietro quel tuo compaesano Catalano.
    Hola

  2. Ciao!!!
    Io normale, normalissima madre (casalinga in non cerca di lavoro, che a 48 anni senza neanche un mozzico di titolo chi me lo da il lavoro), ho scoperto spazi di libertà in Spagna. Madrid mi è calzata a pennello, con tiendas eroticas para mujeres e talleres di vario tipo. Ma adesso torno in Italia. E mi piacerebbe tanto avere informazioni su spazi analoghi allì.
    Chissà che non ci scappi anche una tesi e che non decida di finire il mio lunghissimo percorso universitario motivata da questa possibilità.
    Un bacio e un abbraccio. E una grande ammirazione

  3. Non ti conosco molto ma un po’ ti amo…. bello sapere che si può essere libere.

  4. ah, sapessi quante cose ancora aspetto io 🙂
    (se non l’hai capito mi dispiace, ci sono centinaia di pagine di blog a disposizione in cui ri_ntracciare il mio percorso e la sua coerenza. se non ce la fai potrei darti ripetizioni private – ovviamente a pagamento, perche’ oltre alla gloria cerco anche i soldi, tu pensa…)

    gli schizzi di merda non m’arrivano nemmeno alle scarpe,
    ciriciaoooooo!

  5. io aspetto ancora il nesso tra genova e il post porno — tutti a cercare la gloria personale —bene

  6. ciao Doctor R
    il mio indirizzo e’ ziaslavina at gmail.com
    pero’ in questo momento, come avrai potuto leggere, non avendo una macchina non posso scaricare ne’ salvare nessun documento.
    tu mandami il link, appena posso ci do’ un occhio.
    grazie per l’attenzione 🙂

  7. Buongiorno Slavina, ti ho già espresso i miei più vivi apprezzamenti per il genere di “lotta” culturale che stai portando avanti. Qui desidero solo aggiungere un commento opinionistico su quanto ti ha scritto Daniele: io non credo che “fuggire all’estero” significhi sempre rinunciare ad avere un ruolo attivo in patria, e a sostegno della mia convinzione c’è la storia come maestra di vita che celo insegna…infatti, anche nel passato, ci sono stati tanti personaggi che grazie alla loro azione da espatriati sono riusciti a compiere piccole e grandi rivoluzioni nei settori in cui operavano. La loro azione spesso è diventata ancora più forte ed incisiva proprio grazie al sostegno e ai preziosi contributi ricevuti durante il loro esilio da persone di altre culture che credevano fermamente negli stessi ideali e nelle stesse forme di battaglia culturale. Quindi non sentirti troppo in colpa per avere lasciato altri connazionali alle prese con le solite questioni etiche e morali affette dalla classica e distorta “visione coi paraocchi”.
    Doctor R.
    p.s. hai un indirizzo e-mail di riferimento? qui non l’ho trovato! …mi piacerebbe farti leggere “Profumo di zoccoli” e avere una tua critica.

  8. mi scuso per i post di ieri sera (se li potessi cancellare da me lo avrei già fatto) cmq un pò di “baldoria”in Italia non guasterebbe … resta il fatto che chi va via dall’italia e ha idee per cambiare o perlomeno provarci che é ancora più importante mi fa incazzare . e cmq non trovo il nesso tra genova e questo post -porno apparte le tue “grazie” che si capiscono anche troppo….

  9. comunque bona sei bbona se é quello che volevi sapere… quanto mi state sul cazzo fate i fenomeni e scappate…

  10. se vuoi fare la rivoluzionaria torna in italia ,io odio quelli che scappano e vogliono pure fare i rivoluzionari ,la nave affonda e io devo stare a guardare sta merda, le famose palle …

  11. avanguardia cinese negli anni ’90, sintetiche al 100%, puro stile periferico.
    sono le mutande di una generazione di precarie antelitteram che compravano alle bancarelle!

  12. ho 36 anni, querida.
    se volevo fare carriera da mo’ che l’avevo fatta 😉

    ho un’ambizione piú grande e piú assurda – se oltre a seguirmi mi raggiungi sono sicura che la capisci.
    benvenuta comunque 🙂

  13. ciao. purtroppo nn mi hai convinto affatto. ma ti seguirò. che è poi quello che t’interessa furba donna in carriera! 😉

  14. ancora brava, leggo il blog di antonella parentesi ed ora il tuo,

    viva le donne, davvero, felice di aver fatto la tua conoscenza!

  15. ciao!ci siamo conosciute all’università di bologna, al tuo workshop!non so se ti ricordi!volevo farti ancora i miei complementi!ti leggerò, per ora,buon tutto, a presto!

  16. e finalmente mi sono imbattuta anche nel tuo blog! 🙂 Lettrice assidua di Mala Femmina e di altri splendidi spazi che, quasi per caso, ho incontrato girovagando nel web, sono felice di poter aggiungere anche il tuo alla lista.
    ps. leggere la tua presentazione è come viverla.

  17. Sono contento di averti conosciuto e spero di rivederti presto in quel di Palermo o chissà magari sarò io ad emigrare come te, anche se forse sceglierei Berlino…:)
    Sei una bellissima persona ed in 2 giorni mi hai dato moltissime sensazioni positive ed un barlume di LUCE che a Palermo non vedevo da tempo… Teniamoci in contatto… SmacKosmiKo:*

  18. Che figata conoscerti! E’ stato bello, diverso in vari momenti.
    Ai saluti sembravi una bambina..
    Ciao, spero di rivederti presto!

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