Ri/torni (salmo responsoriale)

Non credo vi sembrerá strano se vi confesso che ho avuto un’educazione religiosa.
Quello che é piú stupefacente é che ho seguito tutto il cursus honorum dei sacramenti cattolici, stoppandomi solo alla cresima.

Mia madre si professava cristiana piú che cattolica, ma con un’ammirabile abnegazione portava me e mio fratello a messa any given sunday in una chiesa fuori dal nostro malfamato quartiere. Il prete era un tipo affascinante, un manicheo che tuonava dal pulpito con una bella eloquenza, condannando il consumismo e la superficialitá, predicando l’amore e il sacrificio. Credo che tutte le donne del quartiere ne fossero innamorate – e lui era cosí figo che secondo me qualcuna se la raccattava pure.

Mio fratello si pippó cosí vari anni di boy scout – mentre a me piaceva cantare, quindi fui destinata al coro. Ero appassionata e intonata e non mi perdevo nemmeno una prova del sabato pomeriggio: fu cosí che a un certo punto mi ritrovai solista. Ebbene sí, quella biondina di nemmeno 10 anni che cantava al microfono sola e impavida davanti alla temibile e partecipatissima messa dei giovani ero proprio io.
Se mi presentavano a un adulto mi mettevo a piangere dalla vergogna, peró cantavo senza problemi davanti a un centinaio di persone almeno. Contraddizioni di una.

Non duró molto, credo un paio d’anni appena. Smisi quando cominciai a pensare che Madonna mi piaceva piú di Dio e che di sabato pomeriggio era piú divertente uscire con le amiche e andare a rubare orecchini di bigiotteria e cosmetici tossici alla Standa.

La veritá é che ho sempre amato le liturgie e se ci penso bene per tutta la vita non ho fatto altro che esplorare rituali collettivi, entusiasmandomi, perdendomi, contestandoli o destrutturandoli.
Il momento che preferivo della messa (a parte quei 5 minuti di intenso misticismo inginocchiati e penitenti, masticando di nascosto l’ostia) era quello del salmo responsoriale. Perché mentre le canzoni le cantavo da sola, accompagnata solo dal coro, nel salmo (che per quello si chiama responsoriale) l’uditorio alla fine della strofa doveva rispondere, e cantare con me una specie di ritornello. Che la gente cantasse era una sfida che prendevo a livello personale.
(Pure questa é la storia di sempre: mi piace cantare e so cantare bene, ma se canto da sola mi diverto troppo di meno)

Tornata da Bologna, nelle orecchie mi suonava *All is full of loooooooov!*, ritornello di una peraltro noiosissima canzone di Bjork, e mi sembrava che si succedessero microepisodi che non facevano che confermarmelo – che tutto era pieno d’amore, bastava volerlo vedere.
Ho pensato quindi di scrivere utilizzando una struttura che mi é allo stesso tempo lontanissima e familiare… e che vi spinga a cantare 😀 (se non vi piace Bjork vi potete beccare, che so, un Vecchioni [Forse non lo sai ma pure questo é amore] o i Madness [It must be lov, looov, lov] e se avete altri suggerimenti – anche eretici – metteteli nei commenti)

Ri/torni.

E l’ultima immagine che ti porti di Bologna é dell’amichetto che ti ha ospitato nella sua Traumfabrik della Bolognina facendoti pure il letto la mattina
e che alla fine ha insistito per accompagnarti all’aeroporto. E mica t’ha smollato lí come un pacchetto
ha intravisto nei tuoi occhi i lacrimoni e ti ha tenuto compagnia lungo buona parte dell’immensa fila del controllo passaporti.
Poi gli hai detto Vai vai, e mentre se ne andava ti ha sorriso come un gatto, le lacrime si sono estinte e tu hai pensato:
ritornello: All is full of looooov (3 volte)

Hai posato il piede in terra catalana in grave deficit di endorfina.
Eri stanca e ti sentivi un po’ vuota, ma sul pulman vicino a te c’era uno strano trio (due giovani, se non froci molto metrosessuali,
accompagnati da un’amica decisamente piú grande – ti sembravano usciti da un racconto di David Leavitt)
che subito t’hanno assegnato il ruolo di *tipa giusta ancorché de na certa* e t’hanno chiesto timidamente dove andare.
Hai tirato fuori il miglior sorriso che t’era rimasto in tasca e gli hai detto che orientarsi era facile, che Barna era una cittá accogliente e che cercando con attenzione avrebbero trovato qualsiasi cosa. Dai loro occhi accesi era evidente che gliel’hai data a bere.
rit: All is full of looooooooov (3 volte)

Dopo la salita bestiale che porta a casa tua, nella quale ti sei impicciata varie volte nel trolley ma senza mai bestemmiare, sei finalmente giunta.
Da fuori del cancello hai urlato Amoreeeeeeeeeees e t’ha risposto la vocetta squillante della figlia, con dentro tutta la gioia di un ritorno che si era fatto aspettare. Ci ha messo un po’ ad avvicinarsi, tanta era l’emozione.
Una volta a letto t’ha cantato una canzone nella sua lingua, per farti addormentare.
rit: All is full of loooooooooooov (3 volte)

Il non-marito stava spiaccicato sul divano, devastato dai giorni passati da unico genitore.
La casa era abbastanza ordinata, non c’era una montagna di piatti da fare e la caldaia non era rotta, ma solo da pulire.
Gli hai detto che non avevi soldi e che t’era dispiaciuto non poter telefonare – lui t’ha abbracciato e t’ha chiesto solo “É andata bene?”
e tu hai pensato per l’ennesima volta che pur non avendo mai comprato il biglietto, avevi vinto alla lotteria dell’amore.
rit: All is full of loooooooooooooov (3 volte)

Il giorno dopo dovevi posare. I tuoi vecchietti della scuola d’arte si preoccupavano che stessi comoda, prima di incominciare.
Ti sei seduta, hai appoggiato la testa alla mano e un po’ li hai guardati, prima di perderti e sognare.
Hai notato che Milagros, una delle piú assidue, muoveva la mano come tua nonna ammalata di Parkinson. Sei tornata indietro a giorni amari e hai rimestato rimpianti cosí vecchi che non credevi di avere.
Poi ti sei distratta (quando posi te ne vai sempre un po’ con la testa) e giragira il pensiero se n’é andato a cercare l’ultimo pirata incrociato nel vasto mare.
Si affacciava da dietro i cavalletti e ti guardava e t’ha invaso uno strano calore, che partiva dalla faccia e arrivava un po’ piú in basso (in un luogo che conosci bene).
rit: All is full of looooooooooooooooov (3 volte)

Bagnarsi solo col pensiero puó considerarsi una forma d’amore?
Non sapresti dirlo, ma Milagros s’é avvicinata e t’ha fatto l’occhietto come se t’avesse guardato dentro o avesse notato quel luccicore in zona genitale.
Sei stata due ore ferma a rimuginare e ti sentivi come Toni Servillo nell’ultima scena de Le conseguenze dell’amore. Poi la lezione é finita e prima che lei ti dicesse Adios guapa, le hai chiesto se il suo schizzo lo potevi fotografare.
rit: All is full of looooooooooooooooooooov (3 volte)

4 thoughts on “Ri/torni (salmo responsoriale)”

  1. “All is full of looooooooov……!”
    mi unisco al salmo responsoriale ricordando anch’io i miei trascorsi ecclesiastici… le brucianti passioni per compagne di catechismo, l’emozione dell’esibizione, gli avvenenti capi scout…
    ah ah ah ah grande Slà

    sì, pieno di micro-episodi d’amore
    🙂

  2. cara Anto, you made my day (ma pure my week e forse my month).
    e se non te l’ho scritto prima non é perché fossi impegnata a tirarmela 🙂

    la veritá é che sono un po’ incapace di tirarmela.
    immagina che di un complimento bellissimo come il tuo (Tondelli é il mio mito letterario adolescenziale, la prima prosa che ho fatto mia, il primo scrittore che ho voluto leggere tutto e un sacco di altri eccetera) sono riuscita a cogliere la zona d’ombra, la parte *negativa* (oddio, ma allora non sono originale…)
    pe’ ditte.

    comunque ancora grazie.
    nei momenti di sconsolo guarderó questo commento e mi si ammorbidirá il cuore.

  3. wow! a parte l’intenso ottimismo del refrain, mi sembrava di leggere Tondelli, adesso però non te la tirare eh… 😉

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