Category Archives: we are winning

riflessioni politico-colitiche

Corpi non conformi, pratiche rivoluzionarie (ladyfest #02 – pornografia femminista e postpornografia)l

(questo post doveva uscire prima della Ladyfest, ma come al solito meglio tardi che mai)

Può esistere una pornografia femminista?
Era la domanda che ci facevamo nel maggio del 2009, quando durante la prima Ladyfest Roma cominciammo a riflettere insieme sulle rappresentazioni e gli immaginari legati all’identitá di genere e alla sessualitá. Io facevo ricerca giá da alcuni anni e morivo dalla voglia di riportare a casa e condividere le scoperte che m’avevano reso capace di mettere in atto la mia potenza e di ritrovare la gioia dell’attivismo.

Il laboratorio che maldestramente condussi fu sconvolgente: la curiositá e gioia di sperimentare ci travolsero, lasciando un’ereditá composita fatta di nuove voglie e consapevolezze ma anche di dubbi e traumi.
Alla voglia di liberazione personale (praticata con il piacere di una scoperta) si sovrapponeva l’incubo delle costrizioni sociali (siamo attiviste, siamo militanti e abbiamo imparato come rivendicare i nostri diritti e a volte anche quelli altrui, ma quando si parla di liberazione sessuale abbiamo tutte dei genitori, dei principali o delle fidanzate con cui a volte non tornano i conti…)
Il coraggio e la convinzione di fare qualcosa di piacevolissimo e radicalmente rivoluzionario partendo dal se’ piú intimo e profondo si scontró con l’italica realtá bigotta, sussunta o subita. Lo spettro del senso di colpa ci travolse.

Continue reading Corpi non conformi, pratiche rivoluzionarie (ladyfest #02 – pornografia femminista e postpornografia)l

support your local postporn star #03 – l’Anonima Black Bloc


lunedí 4 luglio scriveva Ricke:
ieri repubblica usava questa foto in prima pagina per parlarci di scontri, di “black bloc” (o mi signur ma i giornalisti il linguaggio non lo aggiornano mai? secondo me dicono anche ancora spinello e flipper), di efferatezze di una minoranza che rovinavano la bella marcia pacifica di 60.000 cittadin* un po’ pirla ma in fondo buon*.
a me ha molto impressionato. essendo stata in mezzo a quei 60.000 ho di tutta la giornata un’impressione parziale (in montagna l’esperienza che si fa di un corteo è ancora più parziale che in pianura. son solo quei metri che vedi) ma soprattutto problematica, cioè non so ancora bene cosa penso e cosa sento perchè ho avuto troppi stimoli contrastanti. e questi stimoli contrastanti si appoggiano su altre mie esperienze passate soggettive e su quelli si misurano. quindi a chi mi chiede “come è andata ieri” io non so rispondere. se non in maniera aneddotica. e ho degli aneddoti stupendi per chi li volesse sentire…
ma la foto abita il mio immaginario da quando l’ho vista ieri sera al mio ritorno a casa, quando mi son fatta scoppiare il fegato con una breve rassegna stampa.
io vedo una ragazza, presumibilmente giovane, disarmata e a mani nude, arrampicata sulla cancellata di un cantiere della mafia (dello stato-mafia o della mafia-stato). hai il volto coperto ma parrebbe non avere una maschera antigas. è in una nuvola di CS, gas cancerogeno e vietato in guerra ma permesso in pace, e sfida con il suo corpo e il suo coraggio (temerarietà? beata gioventù? scapestratezza? stupidità? chi lo sa..) dei robocop senza volto, protetti da mille congegni e armati fino ai denti.
politicamente non so che dire.
umanamente posso dire che è un’immagine bellissima. che è straordinariamente sexy (nel senso più politico che potete dare a questa parola) e che spero che oggi la ragazza stia bene e non sia ferita. umanamente le mando anche un bacio. se lei lo vuole.
sono cresciuta negli anni 70. sandokan che affronta gli inglesi solo armato di coltello resta nella mia mente bambina il massimo valore cui l’essere umano può aspirare. è la mia parte immatura e me la coltivo con cura.

Continue reading support your local postporn star #03 – l’Anonima Black Bloc

un buon esempio

In Italia il fascismo é strisciante.
é un’intolleranza diffusa, la consapevolezza che comunque vince il piú prepotente, la rassegnazione amara. é “io gli zingari li odio ma mica sono razzista”, é abbozza, che quello magari ha un coltello e t’ammazza, é gli autobus stracolmi, é la guerra tra poveri.

é che non esiste, a livello di comunicazione di massa, un discorso di sinistra.

le lotte in difesa dei beni comuni sono criminalizzate, le battaglie per i diritti civili ridicolizzate.

ma sta cambiando il vento. io voglio sperarlo e crederlo.

e ci metto anche il mio soffio, riportando un altro contributo dalla Spagna che ci crede
Lavapies caccia la polizia dal quartiere
sta su youtube – ora che il mediattivismo abbia contaminato anche dei network commerciali mi sembra fantastico, che io abbia trovato questo link su feissbuk e non su Indymedia mi sembra un po’ assurdo – ma ne parliamo un’altra volta magari
nel video un folto gruppo di cittadini e cittadine caccia la polizia dal quartiere di Lavapiés a Madrid, circondando dei robocop armati e rintronandoli di slogan (Lavapiés é un quartiere del centro abitato soprattutto da immigrati e attraversato da un’umanitá veramente variopinta).

giá da alcuni mesi si sono formate nella capitale spagnola delle brigate vicinali: associazioni spontanee che sorvegliano le zone dove avvengono piú frequentemente retate razziste (dove si cercano sostanzialmente persone migranti senza documenti), per contrastarle e documentarle.
delle ronde, praticamente. peró al contrario.

é quello che si chiama un buon esempio 😉

Transfronterizo é la web del ferrocarril, rete madrileña contro le frontiere.

No Tav – una historia italiana

la escuela s’acabó y como no hay pasta para pagar un babyparking veraniego en estos dias soy ultramama, de 9 de la mañana hasta el ultimo suspiro en la cama.
disfrutamos el solete en el jardin como dos salvajes, la hija desnuda y pintada, jugando con cualquier cosa (que no sea un juguete) y yo haciendo reparaciones en bragas, como hacia mi padre.
el mejor momento del dia es la siesta: nos tumbamos en la cama y le cuento una historia.

hoy no podia ser otra que la historia de la resistencia en contra de la linea de Alta Velocidad en Val di Susa…

Continue reading No Tav – una historia italiana

L’indignazione precaria vs Slavina (feat. CaccaDura)

Domenica scorsa 19 giugno era l’ultimo giorno del mio soggiorno sui sette colli. Dopo aver timbrato l’ultimo cartellino al Forte (5 giorni su 5, se non fosse che ci ho passato pure 5 anni tondi della mia non giá breve vita mi sembrerebbe un’immensitá) avevo deciso di farmi un giretto anche per il centro, se non altro per far mangiare una pizza ad Esperanza che altrimenti non avrebbe avuto l’impressione di essere stata in Italia.

Il vero obiettivo era raggiungere la piazza romana dell’Indignazione precaria: la chiamata sotto Montecitorio era per me ovviamente irresistibile… ma prima, per non sentirmi del tutto solo e sempre militonta, avevo deciso di passare con un gruppo di amiche a una mostra di Francesca Woodman, ove erano esposte alcune sue piccole foto e una serie di documenti inediti (alcuni interessanti, altri meno).

Diciamo che ad attrarre la mia attenzione, piú che la mostra in se, fu il luogo che la ospitava: si chiama Museo del Louvre ed é uno di quei posti che é bello e irreale esistano ancora in un mondo come il nostro.

Continue reading L’indignazione precaria vs Slavina (feat. CaccaDura)

secreta, idiota, te crees que no se nota?

infiltrato, idiota, che pensi che non (ti) si nota?

é lo slogan che una massa abbastanza critica di manifestanti del movimento 15M di Barcelona, che occupavano le entrate del Parlamento Catalano contro i tagli alla spesa pubblica, ha urlato in faccia ad un gruppetto di infiltrati che stavano provocando scaramucce con la polizia (che reagiva prontamente sparando pallottole di gomma sulla folla…)
le persone che erano lí per manifestare, unite nella consegna della non-violenza, li hanno isolati e questo gruppo di pompati con l’auricolare coperto dalla kefia (travestiti maldestramente da giovani antisistema) si é aggrumato su se stesso, rifugiandosi in un portone e mostrandosi in tutta la sua poveraggine prima di venire scortato via da un gruppo di colleghi in divisa.

la scena é di quelle che avrei voluto vedere da una vita. sta qui, guardatela pure voi che fa bene allo spirito, poi aggiungo giusto due considerazioni.

Continue reading secreta, idiota, te crees que no se nota?

acampada, aspetteme!


(via helenlafloresta)

certe volte le cose piú semplici sono le piú efficaci – cosí come molto spesso l’essenziale é invisibile agli occhi. in questo cartellone la violenza dell’inflazione (si chiamerá ancora cosí?) del costo della vita negli ultimi anni é dolorosamente evidente.
e quasi quasi mi lascio cullare dall’illusione ci stiamo tuttx svegliando.

sará che é finita la vaselina?

per forza o per amore, é ora di rifare il mondo.

Continue reading acampada, aspetteme!

a Patricia Heras, per sempre.


La Patri era poeta precaria e attivista queer.
Era tra le organizzatrici della Muestra Marrana, festival di cinema porno non convenzionale che mi ha fornito gran parte del materiale video delle presentazioni che sto facendo in queste settimane.

Nel 2006 era stata accusata, insieme ad altre 4 persone, di un crimine che non aveva commesso (il ferimento di un Guardia urbano). Dopo 3 kafkiani gradi di giudizio e un’indulto negato le era piovuta in testa una condanna a tre anni e mezzo, che stava scontando in semilibertà (lavorando e tornando a dormire in carcere durante la settimana, sottoposta a continui controlli e analisi del sangue).
Nonostante il supporto e la vicinanza delle persone che la amavano, che non erano poche, Patricia non ce l’ha fatta ad andare avanti.
Il 26 aprile scorso si è suicidata, riprendendosi la libertà nella maniera più violenta e radicale.

Amavo Patri, come una sorella e un pò di più.
L’amavo dell’amore delle cagne rabbiose, che non accampa diritti di proprietà e che obbedisce solo all’imperativo Liberati, liberami, liberiamoci.
Io l’ho persa e l’abbiamo persa tutte, anche voi che non la conoscevate.
L’ingiustizia della sua morte pesa come un macigno sul mio cuore, mi toglie il respiro e mi spezza la voce.

Nowhere girl

Poeta Difunta, blog di Patricia

 

Continue reading a Patricia Heras, per sempre.