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Rimembranze a freddo su un seminario postporno (era la LadyFest Roma 2009…)

Non volava una mosca e ci fissavamo tutte quante inquiete. Cercai di farmi venire in mente qualcosa, ma riuscii solo a riflettere sul fatto che non ci avevo mai riflettuto: che immaginario sessuale avevo? Perché non ne avevo uno? O anche, possibile che non ne avessi uno?

>>>> frammento dall’esilarante testo di Laura Mango che ricorda il Laboratorio di pornografia femminista della LadyFest romana del 2009, letto in occasione del reading collettivo dello scorso novembre in Scighera. Qui il testo intero, qui le osservazioni sulla serata di Daniela Danna, qui le mie considerazioni.

(l’immagine è di Vita di uno zero, che è sparita dal web e mi manca. sorella, dove sei?)

Corpi non conformi, pratiche rivoluzionarie (ladyfest #02 – pornografia femminista e postpornografia)l

(questo post doveva uscire prima della Ladyfest, ma come al solito meglio tardi che mai)

Può esistere una pornografia femminista?
Era la domanda che ci facevamo nel maggio del 2009, quando durante la prima Ladyfest Roma cominciammo a riflettere insieme sulle rappresentazioni e gli immaginari legati all’identitá di genere e alla sessualitá. Io facevo ricerca giá da alcuni anni e morivo dalla voglia di riportare a casa e condividere le scoperte che m’avevano reso capace di mettere in atto la mia potenza e di ritrovare la gioia dell’attivismo.

Il laboratorio che maldestramente condussi fu sconvolgente: la curiositá e gioia di sperimentare ci travolsero, lasciando un’ereditá composita fatta di nuove voglie e consapevolezze ma anche di dubbi e traumi.
Alla voglia di liberazione personale (praticata con il piacere di una scoperta) si sovrapponeva l’incubo delle costrizioni sociali (siamo attiviste, siamo militanti e abbiamo imparato come rivendicare i nostri diritti e a volte anche quelli altrui, ma quando si parla di liberazione sessuale abbiamo tutte dei genitori, dei principali o delle fidanzate con cui a volte non tornano i conti…)
Il coraggio e la convinzione di fare qualcosa di piacevolissimo e radicalmente rivoluzionario partendo dal se’ piú intimo e profondo si scontró con l’italica realtá bigotta, sussunta o subita. Lo spettro del senso di colpa ci travolse.

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