con il mio solito ingualcibile ottimismo, quando e’ nata Antonia sul blog avevo inaugurato la categoria BREEDING (in inglese allevare, di animali o simili) per cercare di dare qualche dritta agli speranzosi debosciati alle prime armi nella grande guerra della genitorialita’. loro lo fanno abbastanza regolarmente, lei e’ il mio guru, io non ci sono riuscita affatto.
un po’ per la costante paura di sbagliare, dando un affrettato giudizio ottimistico a questioni che potro’ giudicare appieno solo tra una quindicina d’anni (quando mia figlia potra’ mandarmi affanculo in tre lingue e diventare dell’Opus dei), un po’ perche’ penso che sia dannatamente vera la frase fatta piu’ ridondante che il mio compagno ama ripetere a nastro con chiunque parli di regazzini e affini: ogni bambino e’ un mondo a se’.
quindi le chiacchiere stanno a zero e i consigli non sono mai pochi ne’ troppi. il BREEDING e’ una scienza empirica, fatta di tentativi e riaggiustamenti, di pediatri che non capiscono un cazzo e umiliano la tua sensibilita’ e a volte pure la tua intelligenza, di libri che quando li leggi ti sembra di aver capito tutto – ma un bambino mica e’ programmabile, quindi il fucking manual a volte te lo puoi piu’ che altro dare in faccia – cosi’ vediamo se almeno lo fai ridere e la smette di urlare disperato…
detto cio’ e ponderato oltre, e’ passato ormai quasi un anno e su alcune cose posso dissertare da madre allegramente consumata.
per esempio a questo punto, dopo quasi un anno di esperienza, vi posso parlare benissimo del cosleeping (in spagnolo colecho, in italiano sara’ co-letto ma chi lo sa), ossia la pratica di condividere il letto con il proprio pargolo. e’ un’usanza che ora e’ un po’ di moda ma che comunque continua a non riscuotere molte simpatie tra gli esperti del settore.