UKI chiama
((((( Succede a Roma, al Live Performers Meeting, nel weekend dal 19 al 22 maggio )))))
UKI call
U.K.I. live performance invita musicistx locali e partecipanti a LPM che si occupano di musica Noise e Free Software, ad unirsi al LIVE CODE LIVE SPAM viral trip!! La performance è il sequel del film di culto cyberpunk I.K.U diretto dalla performance artist Shu Lea Cheang. I replicanti di U.K.I. scambiano sesso con codici in un’esplosione di rumore per far nascere e moltiplicare un virus e infettare la città! Questa è una non-stop -iper-Jam Session di 70 minuti curata dall’ingegnere del suono Martin Howse e che vedrá al suo centro le sperimentazioni vocali della performer e teorica spagnola Diana Pornoterrorista.
a Patricia Heras, per sempre.
La Patri era poeta precaria e attivista queer.
Era tra le organizzatrici della Muestra Marrana, festival di cinema porno non convenzionale che mi ha fornito gran parte del materiale video delle presentazioni che sto facendo in queste settimane.
Nel 2006 era stata accusata, insieme ad altre 4 persone, di un crimine che non aveva commesso (il ferimento di un Guardia urbano). Dopo 3 kafkiani gradi di giudizio e un’indulto negato le era piovuta in testa una condanna a tre anni e mezzo, che stava scontando in semilibertà (lavorando e tornando a dormire in carcere durante la settimana, sottoposta a continui controlli e analisi del sangue).
Nonostante il supporto e la vicinanza delle persone che la amavano, che non erano poche, Patricia non ce l’ha fatta ad andare avanti.
Il 26 aprile scorso si è suicidata, riprendendosi la libertà nella maniera più violenta e radicale.
Amavo Patri, come una sorella e un pò di più.
L’amavo dell’amore delle cagne rabbiose, che non accampa diritti di proprietà e che obbedisce solo all’imperativo Liberati, liberami, liberiamoci.
Io l’ho persa e l’abbiamo persa tutte, anche voi che non la conoscevate.
L’ingiustizia della sua morte pesa come un macigno sul mio cuore, mi toglie il respiro e mi spezza la voce.
Poeta Difunta, blog di Patricia
Sapessi com’é strano il postporno a Milano
la bieda cresce rigogliosa nell’orto. la menta stenta nel giardino.
non é ancora arrivato il tempo del primo Mojito party della stagione, ma la primavera si va decisamente scaldando…
(tra un paio di giorni abbandono il mio eremo neorurale per la rutilante Milano.
qualcunx mi aspetta…)
Il francese
Aveva un’aria familiare – con tutto ció che di peccaminoso puó contenere codesta espressione.
L’avevo giá visto altrove e non mi era stato simpatico.
Troppo francese per i miei gusti.
Quello che siamo
Noi non siamo proprio capaci di farci gli affari nostri
Ri/torni (salmo responsoriale)
Non credo vi sembrerá strano se vi confesso che ho avuto un’educazione religiosa.
Quello che é piú stupefacente é che ho seguito tutto il cursus honorum dei sacramenti cattolici, stoppandomi solo alla cresima.
Mia madre si professava cristiana piú che cattolica, ma con un’ammirabile abnegazione portava me e mio fratello a messa any given sunday in una chiesa fuori dal nostro malfamato quartiere. Il prete era un tipo affascinante, un manicheo che tuonava dal pulpito con una bella eloquenza, condannando il consumismo e la superficialitá, predicando l’amore e il sacrificio. Credo che tutte le donne del quartiere ne fossero innamorate – e lui era cosí figo che secondo me qualcuna se la raccattava pure.
tutte le strade vanno in qualche posto
ci sono momenti nella vita in cui pur sforzandoti moltissimo e facendo del tuo meglio non becchi un cazzo (se mi passate l’espressione un tantino machista).
ciprovi ciprovi ciprovi ma niente – e magari t’incazzi pure, perché ci credi nelle cose che fai (sennó non le faresti) e pensi che non é possibile che ci sia questo scarto cosí abominevole tra l’energia e la buona volontá che ci metti e i risultati che ottieni.
poi te la racconti che é il destino delle avanguardie (me lo diceva sempre mia sorella Nikky, una che sempre ha avuto il coraggio di sperimentare e di fare la sua strada, costasse quel che costasse) e quasi quasi ti monti la testa, invece di pensare che sei una sfigata.
(rara testimonianza del primo set che ho scattato per un innominabile sito di alt porn – rifiutato senza appello anche se eccezionalmente simpatico – l’oggettistica era made in Chiba e Mauretto e la foto é di Banana, mica bruscolini)
e ti ricordi quella favola di Rodari della strada che non arrivava in nessun posto e speri di avere la testa abbastanza dura da non spaccartela, intanto che insisti.
il lento piacere dell’essere altrove
Anche l’amore nel tempo precario
è diventato una cosa per vecchi,
un privilegio di anziani amanti
che hanno del tempo da dedicarsi.
Noi eredi di un secolo feroce
…che rispettava soltanto il futuro,
siamo il futuro promesso,
l’ultimo forse però, perché il profitto
non rispetta né il domani né l’adesso.
Il patto è stato cancellato
perché la regola non vale nulla
quando non c’è la forza per imporla.
Ora ciascuno è privato,
e solitario elabora segnali
sullo schermo mutevole che irradia
intima luce ipnotica. Riceve
ordini telefonici, e risponde
con voce allegra perché non è concesso
ch’altri conosca l’intima afflizione
che ci opprime.
Talvolta sul contratto di assunzione
è compresa una norma che ti impegna
a non suicidarti.
Questo non ferma certo l’espansione
dell’esercito immenso di coloro
che levano la mano su se stessi.
Nel solo mese di maggio
all’azienda trasporti di Bologna
si sono uccisi tre lavoratori.
Dieci anni fa erano tremila
i conducenti degli autobus cittadini,
oggi sono soltanto milleduecento
e il traffico non è certo meno intenso.
Alle officine Foxsson
si danno fuoco giovani operai.
A migliaia s’immolano
i contadini indiani,
alla Telecom France
si ammazzano a decine per il mobbing.
In molte fabbriche italiane
minacciano di buttarsi giù dal tetto.
E’ un sistema perfetto
razionale, efficiente, produttivo.
Chi s’ammazza è un cattivo
cittadino che non ha capito bene
come funziona il nuovo ordinamento.
Devi essere contento,
partecipi allo sforzo collettivo
che rilancia la crescita e impedisce
che il deficit sorpassi il tre per cento.
Brucia ragazzo brucia
brucia la banca centrale
e quella periferica.
A poco servirà, purtroppo
Perché i numeri che ti rovinano l’esistenza
Non sono conservati in nessuna banca,
neppure in quella centrale.
Vagano nell’infosfera
E nessuno li può cancellare.
I nemici nascosti sono numeri
Null’altro che astratte funzioni,
integrali, algoritmi e deduzioni
della scienza economica.
Ma come puoi chiamare scienza
questo sapere che non sa niente
questo assurdo sistema di assiomi
di tecniche che spengono la vita
per non uscire dalle previsioni
di spesa?
Non è una scienza, è una superstizione
che trasforma le cose in astrazione
la ricchezza in miseria
e il tempo in ossessione.
Meglio andarsene di qui, ecco come si fa.
Meglio lasciare vuoto
il luogo dell’obbedienza e del sacrificio.
Meglio dir grazie no a chi ti propone
sopravvivenza in cambio di lavoro.
Impariamo a essere asceti
che non rinunciano al piacere né alla ricchezza
ma conoscono il piacere e la ricchezza
e perciò non li cercano al mercato.
Come gli uccelli nel cielo
e come i gigli nei campi
non abbiamo bisogno di lavoro
né di salario, ma di acqua e di carezze,
di aria, di pane, e dell’infinita ricchezza
che nasce dall’intelligenza collettiva
quando è al nostro servizio, non al servizio
dell’ignoranza economica.
Se vuoi sapere come si fa
io posso dirti soltanto
quello che abbiamo imparato dall’esperienza.
Non obbedire a chi vuole la tua vita
per farne carcassa di tempo vuoto.
Se devi vendere il tempo in cambio di danaro
sappi che non c’è somma di danaro
che valga il tuo tempo.
E’ comprensibile che qualcuno pensi
Che solo con la violenza
Possiamo avere indietro
Quello che ci han sottratto.
Invece non è così,
– dispongono di armate professionali
che la gara della violenza la vincerebbero
in pochi istanti.
Quel che puoi fare è sottrargli il tempo della tua vita.
Occorre diventare ciechi e sordi e muti
quando il potere ti chiede
di vedere ascoltare e parlare.
L’esodo inizia adesso
andiamocene via
ciascuno col suo mezzo di trasporto.
Meglio morto
che schiavo dell’astratto padrone
che non conosce
dolore né sentimento né ragione.
Ma meglio ancora vivo
senza pagare né il mutuo né l’affitto.
Quel che ci occorre non è nostro
se non nel breve tempo di un tragitto.
Quando arrivi parcheggi,
lasci le chiavi e lo sportello aperto
per qualcun altro che deve spostarsi
nella città, sui monti o nel deserto.
Ecco come si fa.
Si smette di lavorare
ché di lavoro non ce n’è più bisogno.
Occorre svegliarsi dal sogno
malato della crescita infinita
per veder chiaramente
che c’è una bolla immensa di lavoro inutile
che si gonfia col nostro tempo.
Inventiamo una vita che non pesa,
Che non costa.
Una vita leggera.
E poi sai che ti dico?
Non ti preoccupare del tuo futuro
Che tanto non ce l’hai. E’ tutto destinato
A pagare l’immenso debito accumulato
Per ripianare il debito delle banche.
Il futuro di cui parlano gli esperti
è sempre più tetro ogni giorno
che passa. E’ meglio che diserti
e comunichi intorno
il lento piacere dell’essere altrove.
Ecco come si fa.
(dalla meravigliosa lezione di Bifo all’Accademia di Brera – la versione completa e il video stanno qui)
grazie roscia
invidia dello squirting (aka Wet, wet, wet)
la maggioranza delle amiche romane che hanno assistito alla performance di Diana non sono rimaste colpite tanto dalla sua poesia ne’ dall’evidente e odorosa sbratta di vomito che ha provocato un delirante domino di deiezioni gastriche (un fuoriprogramma che avrebbe deliziato la poeta in semilibertá).
il piú ammirato protagonista della serata é stato lo schizzo potente della sua eiaculazione, che ha eclissato allo stesso modo il sublime e lo schifo.
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