Category Archives: altarini

i segreti di una malapecora

Godete! (hasta la victoria, siempre)

l’amicizia ha percorsi carsici, é un sentimento che puó sopravvivere a terremoti sentimentali, alluvioni di sfiga, crolli di autostima ed altri disastri. sopravvive anche quando sembra che non c’é piú, perché il vincolo affettivo e di stima che t’ha unito non lo cancellano le incomprensioni e nemmeno le divergenze politiche contestuali.
un poeta che cito spesso dice che una sorella non ti lascia mai del tutto ed io ci credo.
se sei stata sorella lo sarai per sempre, é il sangue che te lo dice.

mi sembrano mille anni che conosco Alessandra Di Pietro – invece sono solo una quindicina (come se fossero pochi…), ma ho l’immodesta impressione che entrambe abbiamo macinato talmente tanti chilometri che se ci guardo da lontano quelle due che eravamo mi fanno proprio ridere.


(collage di Susina apparso su Torazine, indimenticabile rivista degli anni ’90 dedicata alla controcultura pop – Alessandra é la bionda apocalittica che guarda i corpi imbrigliati nella rete)

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ottobrata trans (premesse)

Ottobre é il mese di azione e visibilizzazione massima scelto alla campagna Stop Trans Patologization 2012, che dal 2007 convoca manifestazioni, eveni e incontri informativi sul delicato tema della legittimitá delle identitá transessuali – che vengono ancora considerate dai manuali medici come disturbi dell’identitá sessuale (delle vere e proprie patologie mentali).
L’obiettivo concreto della campagna é la revisione dei testi medici che condannano a priori alla psichiatrizzazione qualsiasi identitá di genere che non corrisponda al sesso biologico – e che in realtá dividono il mondo in due uniche categorie possibili, il maschile e il femminile.

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Corpi non conformi, pratiche rivoluzionarie (ladyfest #02 – pornografia femminista e postpornografia)l

(questo post doveva uscire prima della Ladyfest, ma come al solito meglio tardi che mai)

Può esistere una pornografia femminista?
Era la domanda che ci facevamo nel maggio del 2009, quando durante la prima Ladyfest Roma cominciammo a riflettere insieme sulle rappresentazioni e gli immaginari legati all’identitá di genere e alla sessualitá. Io facevo ricerca giá da alcuni anni e morivo dalla voglia di riportare a casa e condividere le scoperte che m’avevano reso capace di mettere in atto la mia potenza e di ritrovare la gioia dell’attivismo.

Il laboratorio che maldestramente condussi fu sconvolgente: la curiositá e gioia di sperimentare ci travolsero, lasciando un’ereditá composita fatta di nuove voglie e consapevolezze ma anche di dubbi e traumi.
Alla voglia di liberazione personale (praticata con il piacere di una scoperta) si sovrapponeva l’incubo delle costrizioni sociali (siamo attiviste, siamo militanti e abbiamo imparato come rivendicare i nostri diritti e a volte anche quelli altrui, ma quando si parla di liberazione sessuale abbiamo tutte dei genitori, dei principali o delle fidanzate con cui a volte non tornano i conti…)
Il coraggio e la convinzione di fare qualcosa di piacevolissimo e radicalmente rivoluzionario partendo dal se’ piú intimo e profondo si scontró con l’italica realtá bigotta, sussunta o subita. Lo spettro del senso di colpa ci travolse.

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L’indignazione precaria vs Slavina (feat. CaccaDura)

Domenica scorsa 19 giugno era l’ultimo giorno del mio soggiorno sui sette colli. Dopo aver timbrato l’ultimo cartellino al Forte (5 giorni su 5, se non fosse che ci ho passato pure 5 anni tondi della mia non giá breve vita mi sembrerebbe un’immensitá) avevo deciso di farmi un giretto anche per il centro, se non altro per far mangiare una pizza ad Esperanza che altrimenti non avrebbe avuto l’impressione di essere stata in Italia.

Il vero obiettivo era raggiungere la piazza romana dell’Indignazione precaria: la chiamata sotto Montecitorio era per me ovviamente irresistibile… ma prima, per non sentirmi del tutto solo e sempre militonta, avevo deciso di passare con un gruppo di amiche a una mostra di Francesca Woodman, ove erano esposte alcune sue piccole foto e una serie di documenti inediti (alcuni interessanti, altri meno).

Diciamo che ad attrarre la mia attenzione, piú che la mostra in se, fu il luogo che la ospitava: si chiama Museo del Louvre ed é uno di quei posti che é bello e irreale esistano ancora in un mondo come il nostro.

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Cuerpos Lesbianos a Crack!

(é l’invito che avrei messo su venerdí stesso, se Noblogs non mi fosse cascato sul piú bello – cioé quando finalmente era pronto, ovviamente appena una decina d’ore prima dello show…)

 

 

quella che segue é invece una spiegazione riflessiva stimolatami dalla domanda (un tantino aggressiva ma in fondo pertinente):

Che me rappresentano quattro pischelle che se mettono le mani in fica?

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support your local postporn star #01 – il Peciola

per chiudere la settimana (o per iniziarla) con un sorriso – anche se di questi tempi c’é poco da stare allegre noi ci proviamo lo stesso e come il vecchio Antonio del ciclo andino di Manuel Scorza sorridiamo pure se ci rompono tutti i denti – vi presento una nuova discutibile campagna, volta a rinnovare dal basso l’immaginario erotico standard che ci colonizza i desideri.

si chiama Support your local postporn star ed é una chiamata a tutte e tutti quanti voi a scoprire e sostenere soggetti del desiderio, ovvero persone e personalitá evocatrici di desiderio inconsulto, cameratesca tenerezza gravante sull’amore, simpatia ineffabile, vampate di calore.
il *local* é piú concettuale che geografico: per local intendiamo qualcosa che é vicino, prossimo, raggiungibile.

comincio io, aspettando le vostre segnalazioni (complete di foto e motivazioni) all’indirizzo in sovraimpressione 😉

(rullo di tamburi, grazie)

la prima local postporn star che vi segnalo é

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