trova la differenza

oggi è uscita una mia intervista sul Fatto Quotidiano.
il risultato finale delle chiacchierate che m’ero fatta con la giornalista mi sembra incompleto rispetto agli argomenti che avevamo toccato nella stesura originale dell’intervista (che vi riporto piú sotto, completa dell’immagine che avevo suggerito al giornale come mio ritratto – e che è stata chissá perchè rifiutata 😉 )
vi sfido a trovare la differenza tra le due interviste – a me un po’ fa ridere che siano rimaste le robe che fanno + self-promotion (che sono quelle che avrei sacrificato per far spazio ai concetti) e che nel parlare di una pratica che si definisce rivoluzionaria sia necessario un contraddittorio (a lato della mia intervista c’è un intervento di Marzano *contro il postporno – linguaggio ancora maschile* che non ho potuto ancora leggere).

ringrazio comunque Stefania (di cui sono anche riusciti a sbagliare il cognome) che ha fatto bene il suo mestiere con lo spazio che aveva a disposizione.
[d’altronde se io non ho fatto la giornalista pur amando molto la scrittura e lavorando praticamente da sempre con l’informazione… un motivo forse c’è 😛 ]

King Kong Lady contro ogni gabbia (Claudia Pajewski per Gender Utopia)
King Kong Lady contro ogni gabbia (Claudia Pajewski per Gender Utopia)

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le FAQ del Domofuck

domofuckmeu
VENERDÍ 25 GENNAIO, DALLE ORE 17 ALLE 21 AL VOLTURNO OCCUPATO

Che cos’è un incontro di pratica postpornografica?

É un momento in cui si ragiona collettivamente sulle rappresentazioni del sesso e si prova, giocando, a immaginarne e realizzarne di nuove. Condizione essenziale per la riuscita dell’incontro è la costruzione di un ambito ludico che sia allo stesso tempo eccitante, accogliente e rilassato. Per questo sono necessarie fiducia, confidenza e rispetto.
Ogni persona arriva col suo carico di vergogne e paranoie rispetto all’argomento e quello che vogliamo è condividerle, non sommarle.

Chi puó partecipare?

Qualsiasi persona di qualsiasi sesso, etá e preferenza sessuale che abbia la voglia di sperimentare, il coraggio di mettersi in gioco e la volontá di entrare in una comunicazione intima, profonda e rispettosa con altre persone che conosce bene, che conosce poco o che non conosce per niente.
Ovviamente non sono ammessi fascismi, razzismi e in generale ideologie che costruiscono muri e impongono limitazioni alla voglia di sperimentare e costruire immaginari (e realtá) di liberazione collettiva.

Sará obbligatorio fare qualcosa?

Sí, firmare la liberatoria sulla concessione d’uso delle immagini girate. Lavoreremo sulla rappresentazione e per produrre materiale che sia fruibile e che possa comunicare anche ad altra gente. Per questo, se non vorrai essere riconoscibile procurati una maschera.
E se pensi di venire solo per guardare dovrai firmare lo stesso, perché magari non lo sai ma voyeurismo è partecipazione.

E se inizio a fare qualcosa che poi non mi piace?

Puoi smettere.
Puoi comunicarlo al gruppo o alle persone con cui stai giocando.
Puoi non dirlo e ragionarci in solitudine o con qualche persona con cui ti senti piú in confidenza.
Esattamente come nel sesso che vogliamo, anche nella rappresentazione rivendichiamo il diritto alla sottrazione se qualcosa non ci convince o sta rimuovendo qualche impulso, domanda o dolore che abbiamo paura di non saper gestire.
E se senti di aver bisogno di un supporto, io saró lí anche per questo.

Posso arrivare in ritardo?
É ammessibile un ritardo di massimo un’ora rispetto all’orario previsto – perché l’atmosfera si costruisce e la confidenza si viene a creare condividendo una serie di passaggi che sono indispensabili.
Se peró lavorate o avete qualche impedimento ineludibile scrivetemi e vediamo quello che possiamo fare.

C’è un tema?
Sí, il tema è Amori di plastica.
Sperimenteremo contatti protetti: quando si pratica una sessualitá promiscua è raccomandabile utilizzare dispositivi che ci proteggano dalle malattie sessualmente trasmissibili. Eppure l’espressione sesso sicuro fa venire in mente distanza, mancanza di fiducia e di intensitá.
L’obiettivo del laboratorio sará togliere alla plastica questo alone sfigato per legittimarla come strumento di piacere condiviso.

Cosa devo (o posso) portare?

Tutte le cose con cui giochi (o con cui vorresti giocare) quando fai sesso (debitamente pulite, c’è bisogno di dirlo?)

Consigli e raccomandazioni

Se vieni dopo la doccia sarai probabilmente piú invitante – sebbene questo sia opinabile e relativo 😉
Se hai il complesso dell’alito cattivo portati le gomme (che potrai anche offrire)
… onestamente non mi viene in mente nient’altro.

Se hai altri dubbi o domande puoi commentare questo post o scrivermi in privato a ziaslavina at gmail.com

week_end postporno all’Ada Lab

 

Immagina un finesettimana in un posto caldo e accogliente, dove sperimentare narrazioni radicali sul corpo e il sesso in più formati.

Immagina di incontrare altre donne curiose e interessate al confronto su questi temi.

Immagina un ambiente protetto, in cui poterti svincolare da quelle inibizioni e costrizioni che agiscono nel profondo e pesano sul tuo quotidiano – nei gesti, nei movimenti, nelle parole che non riesci a dire.

Immagina di sentirti libera…

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le parole che abbiamo osato dire

lo scorso 12 dicembre sono stata ospite di uno dei Mercolady che riscaldano l’inverno di Bologna (grazie alla cura e al genio di Betty&books e Made in Woman). alle mie sorelle di sempre avevo proposto di sperimentare un nuovo formato, quello del laboratorio di scrittura erotica.
i risultati (alcuni dei quali avrete la fortuna di leggere in questo post) sono stati – a mio modo di vedere – sorprendentemente buoni.


mi ha sorpresa la qualitá dei materiali frutto di questo momento di incontro. mi ha stupita la disponibilitá a lasciarsi andare e la capacitá di giocare delle persone partecipanti. mi ha commossa la densitá delle emozioni che ho sentito circolare libere.

eravamo piú di una dozzina a superare il confine del pudore attraversando la vergogna e la paura.
abbiamo parlato, scritto, ascoltato, letto.
abbiamo trovato insieme il coraggio di metterci in gioco ed è stato tutto bello e molto intenso.

 

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Rimembranze a freddo su un seminario postporno (era la LadyFest Roma 2009…)

Non volava una mosca e ci fissavamo tutte quante inquiete. Cercai di farmi venire in mente qualcosa, ma riuscii solo a riflettere sul fatto che non ci avevo mai riflettuto: che immaginario sessuale avevo? Perché non ne avevo uno? O anche, possibile che non ne avessi uno?

>>>> frammento dall’esilarante testo di Laura Mango che ricorda il Laboratorio di pornografia femminista della LadyFest romana del 2009, letto in occasione del reading collettivo dello scorso novembre in Scighera. Qui il testo intero, qui le osservazioni sulla serata di Daniela Danna, qui le mie considerazioni.

(l’immagine è di Vita di uno zero, che è sparita dal web e mi manca. sorella, dove sei?)

(omaggio a Joyce Mansour) Tra Eros e Thanatos sta il sogno…

proprio come una tregua sta tra la guerra e la pace:
le bombe hanno smesso di piovere su Gaza, per ora, e ne approfitto per provare a continuare a regalarvi un po’ di bellezza – di quella che non si consuma e che non genera ansia di possesso…

qualche frammento di poesia di Joyce Mansour, autrice che ho conosciuto grazie a un prezioso libretto (Fiorita come la lussuria, ed. Nautilus) trovato nel cesso di una casa piú che amica (le ragazze queer vantano buone letture: d’altronde anche Joyce Mansour era abbastanza queer, forse fin troppo per i suoi tempi).

l’unica pecca di quel libricino era che non riportava i testi in lingua originale (nel caso della poesia mi sembrano sempre necessari, anche quando le lingue sono simili e chi traduce bravissimo), cosí dei frammenti che ho selezionato sono andata a cercare anche la versione in francese.
e cercando cercando ho trovato anche delle cose che nel libro non c’erano…

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#14N la poesia di uno sciopero


(fotografia di Willy Ronis: 1938, occupazione della fabbrica Citroen-Javel. Rose Zehner arringa le compagne – via Girlswholikeporno)

Sciopero

Voglio uno sciopero dove andiamo tutti.
Uno sciopero di braccia, gambe, di capelli,
uno sciopero che nasca in ogni corpo.
Voglio uno sciopero
di operai di colombe
di autisti di fiori
di tecnici di bambini
di medici di donne.
Voglio uno sciopero grande,
che raggiunga anche l’amore.
Uno sciopero dove tutto si fermi,
l’orologio le fabbriche
il personale i collegi
l’autobus gli ospedali
le strade i porti.
Uno sciopero di occhi, di mani e di baci.
Uno sciopero dove non sia permesso respirare,
uno sciopero dove nasca il silenzio
per udire i passi del tiranno che se ne va.

(Gioconda Belli – tratta da un articolo del blog di Coral Herrera Gomez e tradotta da me)

Cacciando cacciatori (a passeggio per la cittá)

SPUNTI DI DISCUSSIONE SULL’ATTIVISMO DI STRADA IN SPAGNA

quello che segue é il mio piccolo contributo informativo al tavolo di discussione sulla Slut Walk (un formato di protesta per la riappropriazione femminile dello spazio pubblico) promosso dalle Ribellule, che si terrá al prossimo Feminist Blog Camp (Livorno, 28-30 settembre 2012) al quale purtroppo non potró partecipare.

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Politica spazzatura e prostituzione (di Bea Espejo)


dice il cartello (visto qui)
Preferisco vendere il mio culo ad un cliente piuttosto che la mia anima a una multinazionale

Ad agosto scatta, per le strade di Barcellona, il divieto totale di esercitare la prostituzione – o meglio l’adescamento in strada, pena salate sanzioni pecuniarie.
É l’ultimo colpo di coda di una disgraziata legge sul civismo che dal 2006 ha provato a ripulire le strade della cittá catalana – cacciando venditori ambulanti e lavoratrici del sesso, perseguitando skaters e graffitisti, rendendo difficile quando non impossibile la vita di strada e il divertimento low-cost.
In definitiva, preparando la cittá al suo presente di non-luogo votato all’euro-turismo piú becero.

In questo scritto di Bea Espejo (autrice di Manifiesto Puta) sono evidenziate alcune delle contraddizioni della condanna dei poteri pubblici (e anche di certo femminismo) al commercio sessuale. Grazie a Itziar Ziga che l’ha per prima pubblicato nel suo blog e a Lalli che mi ha aiutata a tradurlo.

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