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Cuerpos Lesbianos a Crack!

(é l’invito che avrei messo su venerdí stesso, se Noblogs non mi fosse cascato sul piú bello – cioé quando finalmente era pronto, ovviamente appena una decina d’ore prima dello show…)

 

 

quella che segue é invece una spiegazione riflessiva stimolatami dalla domanda (un tantino aggressiva ma in fondo pertinente):

Che me rappresentano quattro pischelle che se mettono le mani in fica?

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a Patricia Heras, per sempre.


La Patri era poeta precaria e attivista queer.
Era tra le organizzatrici della Muestra Marrana, festival di cinema porno non convenzionale che mi ha fornito gran parte del materiale video delle presentazioni che sto facendo in queste settimane.

Nel 2006 era stata accusata, insieme ad altre 4 persone, di un crimine che non aveva commesso (il ferimento di un Guardia urbano). Dopo 3 kafkiani gradi di giudizio e un’indulto negato le era piovuta in testa una condanna a tre anni e mezzo, che stava scontando in semilibertà (lavorando e tornando a dormire in carcere durante la settimana, sottoposta a continui controlli e analisi del sangue).
Nonostante il supporto e la vicinanza delle persone che la amavano, che non erano poche, Patricia non ce l’ha fatta ad andare avanti.
Il 26 aprile scorso si è suicidata, riprendendosi la libertà nella maniera più violenta e radicale.

Amavo Patri, come una sorella e un pò di più.
L’amavo dell’amore delle cagne rabbiose, che non accampa diritti di proprietà e che obbedisce solo all’imperativo Liberati, liberami, liberiamoci.
Io l’ho persa e l’abbiamo persa tutte, anche voi che non la conoscevate.
L’ingiustizia della sua morte pesa come un macigno sul mio cuore, mi toglie il respiro e mi spezza la voce.

Nowhere girl

Poeta Difunta, blog di Patricia

 

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Quello che non mi uccide mi fará piú forte (ricordi sparsi del 2010)

Visto che il blog continuava con l’andazzo sedotto e abbandonato, volevo almeno ricicciare a fine anno con un classico post di bilancio, di quelli che servono a ricordarsi e a ricordarsi di dimenticare.
Il 2010, pensavo, é stato un anno di appuntamenti mancati, delusioni inattese e promesse non mantenute.
Con queste premesse, perché amareggiarmi l’agognata vacanza di natale romana – per listare i calci in culo? No grazie, ho preferito vivere, come si diceva un tempo.

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