Category Archives: sul pezzo

cronaca e dintorni

ottobrata trans (premesse)

Ottobre é il mese di azione e visibilizzazione massima scelto alla campagna Stop Trans Patologization 2012, che dal 2007 convoca manifestazioni, eveni e incontri informativi sul delicato tema della legittimitá delle identitá transessuali – che vengono ancora considerate dai manuali medici come disturbi dell’identitá sessuale (delle vere e proprie patologie mentali).
L’obiettivo concreto della campagna é la revisione dei testi medici che condannano a priori alla psichiatrizzazione qualsiasi identitá di genere che non corrisponda al sesso biologico – e che in realtá dividono il mondo in due uniche categorie possibili, il maschile e il femminile.

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giochi pericolosi

tre amici si incontrano. sono tre persone a cui piace giocare. sono adulti rimasti dentro un po’ bambini e fanno giochi pericolosi in luoghi insoliti.
gli piace togliersi l’aria, sperimentare l’ebrezza di rimanere senza fiato e mettere uno la vita nelle mani dell’altro.

ma una sera qualcosa va storto. le corde con cui giocano strappano via la vita a una di loro, lasciano l’altra mezza morta e incosciente e giurerei che anche il terzo non si senta troppo bene.

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support your local postporn star #03 – l’Anonima Black Bloc


lunedí 4 luglio scriveva Ricke:
ieri repubblica usava questa foto in prima pagina per parlarci di scontri, di “black bloc” (o mi signur ma i giornalisti il linguaggio non lo aggiornano mai? secondo me dicono anche ancora spinello e flipper), di efferatezze di una minoranza che rovinavano la bella marcia pacifica di 60.000 cittadin* un po’ pirla ma in fondo buon*.
a me ha molto impressionato. essendo stata in mezzo a quei 60.000 ho di tutta la giornata un’impressione parziale (in montagna l’esperienza che si fa di un corteo è ancora più parziale che in pianura. son solo quei metri che vedi) ma soprattutto problematica, cioè non so ancora bene cosa penso e cosa sento perchè ho avuto troppi stimoli contrastanti. e questi stimoli contrastanti si appoggiano su altre mie esperienze passate soggettive e su quelli si misurano. quindi a chi mi chiede “come è andata ieri” io non so rispondere. se non in maniera aneddotica. e ho degli aneddoti stupendi per chi li volesse sentire…
ma la foto abita il mio immaginario da quando l’ho vista ieri sera al mio ritorno a casa, quando mi son fatta scoppiare il fegato con una breve rassegna stampa.
io vedo una ragazza, presumibilmente giovane, disarmata e a mani nude, arrampicata sulla cancellata di un cantiere della mafia (dello stato-mafia o della mafia-stato). hai il volto coperto ma parrebbe non avere una maschera antigas. è in una nuvola di CS, gas cancerogeno e vietato in guerra ma permesso in pace, e sfida con il suo corpo e il suo coraggio (temerarietà? beata gioventù? scapestratezza? stupidità? chi lo sa..) dei robocop senza volto, protetti da mille congegni e armati fino ai denti.
politicamente non so che dire.
umanamente posso dire che è un’immagine bellissima. che è straordinariamente sexy (nel senso più politico che potete dare a questa parola) e che spero che oggi la ragazza stia bene e non sia ferita. umanamente le mando anche un bacio. se lei lo vuole.
sono cresciuta negli anni 70. sandokan che affronta gli inglesi solo armato di coltello resta nella mia mente bambina il massimo valore cui l’essere umano può aspirare. è la mia parte immatura e me la coltivo con cura.

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un buon esempio

In Italia il fascismo é strisciante.
é un’intolleranza diffusa, la consapevolezza che comunque vince il piú prepotente, la rassegnazione amara. é “io gli zingari li odio ma mica sono razzista”, é abbozza, che quello magari ha un coltello e t’ammazza, é gli autobus stracolmi, é la guerra tra poveri.

é che non esiste, a livello di comunicazione di massa, un discorso di sinistra.

le lotte in difesa dei beni comuni sono criminalizzate, le battaglie per i diritti civili ridicolizzate.

ma sta cambiando il vento. io voglio sperarlo e crederlo.

e ci metto anche il mio soffio, riportando un altro contributo dalla Spagna che ci crede
Lavapies caccia la polizia dal quartiere
sta su youtube – ora che il mediattivismo abbia contaminato anche dei network commerciali mi sembra fantastico, che io abbia trovato questo link su feissbuk e non su Indymedia mi sembra un po’ assurdo – ma ne parliamo un’altra volta magari
nel video un folto gruppo di cittadini e cittadine caccia la polizia dal quartiere di Lavapiés a Madrid, circondando dei robocop armati e rintronandoli di slogan (Lavapiés é un quartiere del centro abitato soprattutto da immigrati e attraversato da un’umanitá veramente variopinta).

giá da alcuni mesi si sono formate nella capitale spagnola delle brigate vicinali: associazioni spontanee che sorvegliano le zone dove avvengono piú frequentemente retate razziste (dove si cercano sostanzialmente persone migranti senza documenti), per contrastarle e documentarle.
delle ronde, praticamente. peró al contrario.

é quello che si chiama un buon esempio 😉

Transfronterizo é la web del ferrocarril, rete madrileña contro le frontiere.

No Tav – una historia italiana

la escuela s’acabó y como no hay pasta para pagar un babyparking veraniego en estos dias soy ultramama, de 9 de la mañana hasta el ultimo suspiro en la cama.
disfrutamos el solete en el jardin como dos salvajes, la hija desnuda y pintada, jugando con cualquier cosa (que no sea un juguete) y yo haciendo reparaciones en bragas, como hacia mi padre.
el mejor momento del dia es la siesta: nos tumbamos en la cama y le cuento una historia.

hoy no podia ser otra que la historia de la resistencia en contra de la linea de Alta Velocidad en Val di Susa…

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secreta, idiota, te crees que no se nota?

infiltrato, idiota, che pensi che non (ti) si nota?

é lo slogan che una massa abbastanza critica di manifestanti del movimento 15M di Barcelona, che occupavano le entrate del Parlamento Catalano contro i tagli alla spesa pubblica, ha urlato in faccia ad un gruppetto di infiltrati che stavano provocando scaramucce con la polizia (che reagiva prontamente sparando pallottole di gomma sulla folla…)
le persone che erano lí per manifestare, unite nella consegna della non-violenza, li hanno isolati e questo gruppo di pompati con l’auricolare coperto dalla kefia (travestiti maldestramente da giovani antisistema) si é aggrumato su se stesso, rifugiandosi in un portone e mostrandosi in tutta la sua poveraggine prima di venire scortato via da un gruppo di colleghi in divisa.

la scena é di quelle che avrei voluto vedere da una vita. sta qui, guardatela pure voi che fa bene allo spirito, poi aggiungo giusto due considerazioni.

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un pomeriggio a piazza Catalunya #acampadabcn

e finalmente, acampada fu.
il power nap del pomeriggio m’aveva lasciato con un principio di mal di testa e una voglia quasi invincibile di orizzontalitá non partecipativa – c’era il sole e giá mi immaginavo schiantata sotto il fico del giardino per tutto il pomeriggio, dimentica di una promessa fatta a me stessa e alla mia bionda. Ma ella, appena tornata da scuola, mi guarda seria e fa: Ma come, non andiamo a piazza Catalunya?

(la foto é di Ada e qui ne trovate altre sue molto belle ed emozionanti)
((il personaggio nel cartello é la Fata Basta, protagonista de La cenicienta que no queria comer perdices, favola femminista))

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acampada, aspetteme!


(via helenlafloresta)

certe volte le cose piú semplici sono le piú efficaci – cosí come molto spesso l’essenziale é invisibile agli occhi. in questo cartellone la violenza dell’inflazione (si chiamerá ancora cosí?) del costo della vita negli ultimi anni é dolorosamente evidente.
e quasi quasi mi lascio cullare dall’illusione ci stiamo tuttx svegliando.

sará che é finita la vaselina?

per forza o per amore, é ora di rifare il mondo.

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