Category Archives: malapecora

i fatti miei

efecte Ciutat Morta

Llevo días raros, con la ilusión de estar saliendo de una pequeña depresión y el miedo a que en realidad no se me haya pasado para nada.

Intento apegarme a todo lo que conlleve un mínimo de buen rollo y flipo por el hecho de que el subidon por el enorme éxito de Ciutat morta (documental que relata los acontecimientos del #4F) no consiga contagiarme.

Sigo teniendo mucha rabia y desconfío del entusiasmo superficial de lxs televidentes, de la peña que – ahora que HA VISTO – ya se lo puede creer.

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al freddo e al gelo

immagine di Silvia Shah Potenza

QUESTO NATALE, CHE FAVOLA HAI RACCONTATO AI TUOI FIGLI?

Comunicato di presentazione del video “Al freddo e al gelo”

É complicato, nell’Italia dei nostri giorni, parlare di privilegio e provare a marcare una distinzione tra quelli che dovrebbero essere i diritti di tutti e tutte e quelli che sono, invece, dei vantaggi acquisiti grazie al gioco sporco del Capitalismo, che ci divide et impera concedendo e togliendo secondo le sue logiche inumane.

In un paese bastonato dalla crisi, con dei livelli di disoccupazione e precarietá impressionanti e dove l’ossessione competitiva ha soppiantato violentemente la cultura della solidarietá, occuparsi di temi come l’accoglienza e la dignitá del lavoro di chi ha meno diritti è un compito veramente ingrato.
Peró mi aveva colpito al cuore la storia dei braccianti di Saluzzo, abbandonati al loro destino dopo la stagione della raccolta, e avevo voglia di raccontarla. E si avvicinava Natale, il periodo dell’anno nel quale si dice che “siamo tutti piú buoni”…

Cosí, supportata da un manipolo di persone coraggiose e generose, ho deciso di prendermi la responsabilitá di mettere in scena una performance provocatoria, che gioca con l’iconografia di un personaggio molto caro alla cultura religiosa del nostro paese.
É una Madonna quella che ho scelto di rappresentare, la Madonna madre di tutti e tutte, che in questo caso non puó trattenere il suo sdegno davanti al trattamento riservato dalle istituzioni della fortezza Europa alle persone che arrivano in questa parte di mondo in cerca di un futuro migliore. Il suo sdegno davanti allo sfruttamento criminale delle loro vite da parte di un sistema economico che trae benefici dalla loro condizione oscenamente precaria, davanti al razzismo che imbarbarisce e rende nemici tra loro i nuovi poveri e i poverissimi nuovi arrivati.

Nel mercato del lavoro, con la scusa della crisi economica, anche i soggetti sociali in condizioni meno marginali dei braccianti stranieri vivono il ricatto della precarietá. Peró nel caso di chi lavora la Terra nel settore della produzione agricola intensiva la pressione è inimmaginabile.
All’interno del sistema della grande distribuzione e dei mercati esposti alla competizione internazionale, i prezzi dei prodotti ortofrutticoli sono imposti unilateralmente da multinazionali ed ipermercati, i piccoli produttori sono progressivamente impoveriti o esclusi e la manodopera ipersfruttata.

Spesso mangiamo veleno.
Non solo quando il cibo che consumiamo implica lo sfruttamento animale, non solo perché le coltivazioni sorgono spesso su terreni avvelenati dai rifiuti, ma perché il cuore di tutta la produzione è basato sulla ricattabilitá dei soggetti piú deboli coinvolti (che anche quando in teoria dovrebbero aver garantiti i diritti fondamentali, come la cittadinanza europea nel caso dei migranti romeni, sono spesso vittime di un sistema di dipendenza feudale – vedi il caso delle schiave sessuali nelle campagne del ragusano).

Consumare meno, consumare meglio – e farlo in maniera critica, chiedendoci sempre da dove viene ció che ci nutre, costruendo reti con le realtá che cercano di produrre in maniera etica. Forse se riuscissimo ad occuparci di piú di cosa mangiamo ci ammaleremmo meno…

E per tornare a esplicitare il troppo poco frequentato concetto di privilegio, abituarci a riconoscere che tutti i prodotti del lavoro umano, quando ci vengono offerti ad un prezzo che riteniamo estremamente conveniente, non sono regali del Capitalismo: qualche altra persona li ha giá pagati al posto nostro. Con il suo sudore e a volte col sangue.

Il sangue è l’elemento disturbante del video, simbolo di sofferenza indicibile messo in scena per infastidire, per provocare disagio, per molestare le coscienze di quel settore della societá che si definisce religioso solo quando si tratta di affermare con violenza la sua morale, ma sembra aver dimenticato del tutto il fondamento etico del cristianesimo, l’amore per il prossimo.
Il corpo nudo invece – e l’ostentazione della yoni, la vulva sacra che simbolizza il passaggio tra la vita e la morte – è per me la rivendicazione della potenza femminile e della materialitá del divino.

Oscena è la visione della vulva, che a molti risulta piú scandalosa di un corpo morto recuperato dal mare – cosí come fuori dalla scena delle narrazioni dominanti rimangono le storie di dolore e sfruttamento delle persone schiave del sistema ingiusto che ci domina e del quale, per superficialitá o pigrizia, rischiamo di farci complici.

alcuni link utili alla comprensione del fenomeno:

– il “caso” Saluzzo

I frutti puri impazziscono


– lo sfruttamento umanitario del lavoro nelle campagne del mezzogiorno

Oltre la clandestinità: lo sfruttamento umanitario del lavoro nelle campagne del mezzogiorno


– il ritorno del lavoro “a cottimo”

La normalità a cottimo. Ritornare a Nardò a un anno dallo sciopero


– le “schiave sessuali” nel ragusano
http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/09/15/news/violentate-nel-silenzio-dei-campi-a-ragusa-il-nuovo-orrore-delle-schiave-rumene-1.180119

– coordinamento nazionale pratiche di lotta e vertenziali in agricoltura

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– comunitá in lotta per l’autodeterminazione alimentare

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– gruppi d’acquisto solidale
http://www.retegas.org/

grazie a:
Shah – foto fissa e supporto logistico
Dirk – fotografia e montaggio
Pierinik – musica
Ivo – consulenza legale
Manu e Cecia – ispirazione e fomento
Alessandra e Irene – supporto informativo
Lucre e Leil – traduzioni e revisioni
Macho e Giovanal – effetti speciali
Killerina – editing testo
e grazie alla Virgen de Guadalupe
e a chiunque abbia diffuso il video e lo diffonderá.

Quest’anno che favola racconterai ai tuoi figli?

Nelle campagne italiane lavorano, alla coltivazione e raccolta di frutta e verdura, piú di 800mila lavoratori stagionali.
La quasi totalitá della manodopera bracciantile è composta da persone migranti, arrivate in Italia dopo viaggi lunghi e faticosi che ad alcuni sono costati la vita. Fuggono via da guerre, dittature, dalla fame.
L’Italia li accoglie offrendo condizioni di lavoro, abitative e di accesso ai servizi particolarmente infami: gli tocca spostarsi continuamente, poichè le nuove leggi sull’immigrazione hanno istituito, di fatto, il reato di disoccupazione.
A loro non tocca nemmeno una stalla col bue e l’asinello ma al massimo delle tendopoli che li lasciano in inverno al freddo e al gelo.

Proprio come quel bambino con i suoi genitori Maria e Giuseppe, la cui storia di poveri viandanti si racconta ai bambini quando gli spiegate cos’è il Natale.

Questo Natale, che favola gli racconterai ai tuoi figli?

essere uomo in un mondo di maschi

(ho ricevuto questo contributo da uno dei partecipanti al laboratorio sulle nuove mascolinitá della Ladyfest. pensavo di editarlo e tagliare delle parti per renderlo piú leggero e *fruibile* ma alla fine ho deciso di rispettare lunghezza, quantitá e densitá di questa autonarrazione coraggiosa e piena di spunti.
grazie a Dario, l’autore di questo testo, e grazie ancora a tutti i partecipanti)

discordant23.tumblr.com

A Milano lo scorso fine settimana si è svolto a Zam la LadyFest, una tregiorni di performance, spettacoli, laboratori, concerti dedicati al femminismo, al mondo queer e trans. Partecipando al laboratorio di Slavina sui micromaschilismi mi è stata posta una domanda alla quale non ho risposto, ma sulla quale ho riflettuto molto, anche nei giorni successivi. La domanda era: “Quando ti sei accordo di essere maschio e di poter godere di alcuni privilegi rispetto alle donne”?
Non ho risposto perché non lo ricordo. Non ricordo quando presi per la prima volta coscienza di essere maschio, né quando mi resi conto avere dei privilegi. Come del resto non ricordo gran parte dell’infanzia. Non saprei dire chi a casa, finito di mangiare, si alzava e sparecchiava. Non ho memoria dei pranzi, né delle cene. Sono sicurissimo che fosse mia madre, ma se mi viene chiesta un’immagine precisa, un dettaglio di quell’atto, non so rispondere.
Non ricordo, o forse semplicemente mi impedisco di rievocare molte cose, forse troppe.
Altre invece me le ho ben chiare. Le ho tirate fuori, piano piano. Lavorando su di me, sulle mie paure, sui miei comportamenti, sui miei tanti errori. Ma le ho tirare fuori.
Non mi ero mai fermato a rintracciare nella memoria il momento in cui ho scoperto i privilegi dell’essere un ‘maschietto’ in una società sessista. Di certo ho ben chiaro, episodio dopo episodio, quanto fu crudele l’impatto avuto nel capire di appartenere ad un genere, quello maschile, responsabile di tanta violenza che esplodeva in mille modi differenti verso chi a non apparteneva al suo mondo, verso i ‘non omologati’, verso chi rifiutava lo status di maschio.

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Passare, che complicato…

traduzione dell’articolo Pasar, ¡qué complicado! di Pol Galofre Molero per Pikara
>>>>>>>> gracias a ambas 😉

 

premesse terminologiche:
– l’utilizzo del verbo passare in questo testo ha a che fare con il concetto di passing. nell’ambito semantico del gender, chiamiamo passing la capacitá di “passare per”, ovvero di sembrare a prima vista appartenenti al genere di destinazione dopo una transizione, ovvero il passaggio dal genere femminile al maschile e viceversa.
– con il termine cis l’autore si riferisce invece a cisgender, termine che definisce una persona che si trova a suo agio e vive in maniera conforme al genere assegnatogli alla nascita (termine che si contrappone a transgender).
– per butch si intende la donna che non corrisponde ai codici della femminilitá mainstream ed ha un’apparenza identificabile come mascolina

Ecco fatto. Ci son riuscito. Passo. In che senso passo? Passo per un ragazzo. Che concetto orribile. Non era che “sono un ragazzo”? Peró che ragazzo? Non saró mai un ragazzo cis, sono un ragazzo trans. E mi piace, non lo cambierei, è come mi sento meglio. Peró adesso passo. Passo per un ragazzo cis con tutto ció che questo implica.

Mr Patriarcado

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l’arte di morire

è una poesia di Roque Dalton, poeta salvadoregno dalla storia dolorosamente esemplare.
rivoluzionario, combattente, dopo aver dedicato la sua breve vita alla causa della libertá nel suo paese fu accusato di insubordinazione e ucciso dai suoi stessi compagni di lotta perché sospettato di essere una spia (non lo era: investigazioni degli anni successivi provarono che le accuse furono pilotate dalla stessa CIA).


EL ARTE DE MORIR


EL OTRO: Lo que Ud. quiere saber es, en cierto modo, el arte de morir.
EL HOMBRE: Al parecer es el único arte que hemos de aprender hoy.

FRIEDRICH DÜRRENMATT
 
Tómese una ametralladora de cualquier tipo
luego de ocho o más años de creer en la justicia
Mátese durante las ceremonias conmemorativas
del primer grito
a los catorce jugadores borrachos que sin saber las reglas
han hecho del país un despreciable tablero de ajedrez
mátese al Embajador Americano
dejándole a posteriori un jazmín en uno de los agujeros de la frente
hiérase primero en las piernas al señor arzobispo
y hágasele blasfemar antes de rematarlo
dispérsense los poros de la piel de doce coroneles barrigudos
grítese un viva el pueblo límpido cuando los guardias tomen puntería
recuérdense los ojos de los niños
el nombre de la única que existe
respírese hondamente y sobre todo procúrese
que no se caiga el arma de las manos
cuando se venga el suelo velozmente hacia el rostro
 
L’ARTE DI MORIRE
L’ALTRO: Quello che Lei vuole sapere è, in qualche modo, l’arte di morire.
L’UOMO: A quanto pare è l’unica arte che dobbiamo imparare oggi.

FRIEDRICH DÜRRENMATT
 
Si prenda una mitragliatrice di qualsiasi tipo
dopo aver creduto per otto o più anni nella giustizia
Si uccidano durante le cerimonie commemorative
di maggior grido
i quattordici giocatori ubriachi che senza conoscere le regole
hanno fatto del paese una deplorevole scacchiera
si uccida l’Ambasciatore Americano
lasciandogli alla fine un gelsomino in uno dei buchi della fronte
si ferisca prima alle gambe il signor arcivescovo
e lo si faccia bestemmiare prima di finirlo
si disperdano i pori della pelle di dodici colonnelli panciuti
si gridi un viva il popolo chiaro quando le guardie prendano la mira
si ricordino gli occhi dei bambini
il nome dell’unica che esiste
si respiri profondamente e soprattutto si provveda
a non far cadere l’arma dalle mani
quando il suolo si avvicinerà velocemente verso il volto.

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Drag Freegan Cabaret

Domenica 17 novembre il bruch della domenica, format consolidato nella programmazione di Ada Lab (spazio di ricerca polifunzionale a codice aperto che ha sede a Vicenza) ospiterá il

Drag freegan cabaret – mascherata degenere senza corone ne’ troni

calendario hotsquat

Il cabaret si propone come zona de-genderizzata e spazio di attraversamento collettivo nel quale, attraverso il travestimento e la sovversione poetica, demistificare e prendersi gioco dell’identitá imposta.

Benvenute piume, baffi, tacchi, parrucche e leather.

Sovvertiamo le convenzioni e codici di rappresentazione binaria maschile/femminile, immaginiamoci incategorizzabili almeno per un giorno, sabotiamo la guerra dei sessi. Facciamolo insieme!

 

Il brunch comincia alle 11 e chiude alle 16. Ci saranno proiezioni di corti, monologhi, reading e performance.

É gradita la mascherata (se ne hai porta e condividi trucchi e vestiti assurdi, ci serviranno ad allestire un dressing corner)

Be queer, be happy, be yourself and be amazing!

gira voce che…

sublevate

lei si chiama Nadia Granados, è una performer e attivista colombiana e su questo blog giá raccontammo di lei, in un articolo dedicato alla scena postporno del centro e sud America.

nei panni de La Fulminante, Nadia è una delle punte di diamante del postporno a livello mondiale.

con emozionato orgoglio posso annunciarvi che – se tutto va bene – presto sará in Italia, per presentare il suo cabaret esplosivo in un lubrico featuring con la scrivente.

questo è il primo video che abbiamo tradotto in italiano per presentarla a chi avrá il coraggio e la fortuna di conoscerla.
si chiama Schifo e sangue (anche di questo avevamo giá parlato) e la sua visione – come quella di tutti i video di questa artista – è riservata a menti adulte.

http://vimeo.com/78682598

(per sapere dove, come e quando stay tuned)