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Corpi non conformi, pratiche rivoluzionarie (ladyfest #02 – pornografia femminista e postpornografia)l

(questo post doveva uscire prima della Ladyfest, ma come al solito meglio tardi che mai)

Può esistere una pornografia femminista?
Era la domanda che ci facevamo nel maggio del 2009, quando durante la prima Ladyfest Roma cominciammo a riflettere insieme sulle rappresentazioni e gli immaginari legati all’identitá di genere e alla sessualitá. Io facevo ricerca giá da alcuni anni e morivo dalla voglia di riportare a casa e condividere le scoperte che m’avevano reso capace di mettere in atto la mia potenza e di ritrovare la gioia dell’attivismo.

Il laboratorio che maldestramente condussi fu sconvolgente: la curiositá e gioia di sperimentare ci travolsero, lasciando un’ereditá composita fatta di nuove voglie e consapevolezze ma anche di dubbi e traumi.
Alla voglia di liberazione personale (praticata con il piacere di una scoperta) si sovrapponeva l’incubo delle costrizioni sociali (siamo attiviste, siamo militanti e abbiamo imparato come rivendicare i nostri diritti e a volte anche quelli altrui, ma quando si parla di liberazione sessuale abbiamo tutte dei genitori, dei principali o delle fidanzate con cui a volte non tornano i conti…)
Il coraggio e la convinzione di fare qualcosa di piacevolissimo e radicalmente rivoluzionario partendo dal se’ piú intimo e profondo si scontró con l’italica realtá bigotta, sussunta o subita. Lo spettro del senso di colpa ci travolse.

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la Muestra Marrana, secondo me

Un altro porno é possibile


(foto di ph. Pazzeschi)

Alla Muestra Marrana di Barcellona tra madri, streghe e zombie

(segue articolo uscito questo mese su XXDonne n.10, che vi raccomando scaricare per intero e diffondere con orgoglio femminista, data la quantitá e qualitá di informazione che raccoglie e propaga)

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figurine di un’estate


(la leggiadria queer di un’immagine di Jacopo Benassi)

ho voglia di scrivere cose sporche.
voglia di inventarmi la sceneggiatura di future scopate gloriose, di ricordare scambi intergalattici giá vissuti in cui ti conobbi a volte sublime, a volte miserabile.
ho voglia di bagnarmi e di sentire la bocca asciutta, di mordermi le labbra e tremare mentre il desiderio si concentra sulle falangi e titilla i tasti come se fossero parti del tuo corpo.

io, la macchina e tu (se fosse una canzone sarebbe napoletana)

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lavori in corso


(l’immagine è di Simona Pamp)

l’estate ferve.
nell’area Mediterranea non fa neanche tutto questo caldo (almeno finora), mentre Londra brucia.

qui a Milano si è appena concluso il laboratorio di pornociclistica e contrasessualità (doveva essere solo un video, credo che sia stato qualcosa di diverso e di più ma aspetto di avere un po’ di tempo per rifletterci e di sentire qualche altro feedback prima di parlarne).

i miei tempi sono troppo veloci per riuscire a scrivere regolarmente. ho troppo da vivere ultimamente…

(se proprio vi manco che non ce la fate, guardatevi il video di Rosario Gallardo alla Muestra Marrana, che ancora non ce l’ho fatta a raccontarvela ma lo farò presto)

secreta, idiota, te crees que no se nota?

infiltrato, idiota, che pensi che non (ti) si nota?

é lo slogan che una massa abbastanza critica di manifestanti del movimento 15M di Barcelona, che occupavano le entrate del Parlamento Catalano contro i tagli alla spesa pubblica, ha urlato in faccia ad un gruppetto di infiltrati che stavano provocando scaramucce con la polizia (che reagiva prontamente sparando pallottole di gomma sulla folla…)
le persone che erano lí per manifestare, unite nella consegna della non-violenza, li hanno isolati e questo gruppo di pompati con l’auricolare coperto dalla kefia (travestiti maldestramente da giovani antisistema) si é aggrumato su se stesso, rifugiandosi in un portone e mostrandosi in tutta la sua poveraggine prima di venire scortato via da un gruppo di colleghi in divisa.

la scena é di quelle che avrei voluto vedere da una vita. sta qui, guardatela pure voi che fa bene allo spirito, poi aggiungo giusto due considerazioni.

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tutte le strade vanno in qualche posto

ci sono momenti nella vita in cui pur sforzandoti moltissimo e facendo del tuo meglio non becchi un cazzo (se mi passate l’espressione un tantino machista).
ciprovi ciprovi ciprovi ma niente – e magari t’incazzi pure, perché ci credi nelle cose che fai (sennó non le faresti) e pensi che non é possibile che ci sia questo scarto cosí abominevole tra l’energia e la buona volontá che ci metti e i risultati che ottieni.
poi te la racconti che é il destino delle avanguardie (me lo diceva sempre mia sorella Nikky, una che sempre ha avuto il coraggio di sperimentare e di fare la sua strada, costasse quel che costasse) e quasi quasi ti monti la testa, invece di pensare che sei una sfigata.


(rara testimonianza del primo set che ho scattato per un innominabile sito di alt porn – rifiutato senza appello anche se eccezionalmente simpatico – l’oggettistica era made in Chiba e Mauretto e la foto é di Banana, mica bruscolini)

e ti ricordi quella favola di Rodari della strada che non arrivava in nessun posto e speri di avere la testa abbastanza dura da non spaccartela, intanto che insisti.

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I’ve lost my love in Caffarella

É quasi primavera e siccome ieri era il compleanno di autistici ho deciso di festeggiarvi con un vecchio set che non avevo mai pubblicato.
(Con l’occasione vi ricordo che autistici non campa d’aria e che se cacciate 15 euri non vi fará troppo male e sosterrete il porno libero, l’amore libero, il sesso libero – la comunicazione libera, insomma)

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