Category Archives: we are winning

riflessioni politico-colitiche

in tempo di Pride (estratto da Etica marica di Paco Vidarte)

il testo che segue è un estratto da Etica marica (Etica frocia), pamphlet che Paco Vidarte, professore di filosofia e attivista queer, scrisse in occasione dell’EuroPride di Madrid del 2007.
i riferimenti, originariamente riferiti al contesto spagnolo (trionfante dopo l’approvazione del matrimonio omosessuale da parte del governo Zapatero, nel 2005) sono applicabili anche al contesto italiano (nel quale peró le persone omosessuali e in generale coloro che vivono nella dissidenza sessuale hanno anche poco da gioire).

per questa ragione ho deciso di leggere questo testo come introduzione al mio intervento all’interno del Pride nazionale di Palermo, al quale ero stata invitata come autrice del libro Racconti erotici per ragazze sole o male accompagnate.

immagine di Brian Cartone dalla sfilata Smoda (Palermo Pride 2013)
immagine di Brian Cartone dalla sfilata Smoda (Palermo Pride 2013)

Continue reading in tempo di Pride (estratto da Etica marica di Paco Vidarte)

Ana Suromai – una proposta indecente

AnaSuromai (Maria Llopis, 2004)

Alzarsi le gonne per mostrare la vulva era qualcosa di coraggioso e forte. C’è una stampa antica nella quale una donna mostra la fica a un drago e questo retrocede davanti alla forza della visione. La visione della vulva si considerava un atto pieno di potere. Un’antica leggenda racconta che le donne mostravano la fica al mare quando i loro mariti si imbarcavano per andare a pescare, a modo di minaccia. E cosí il mare si calmava e i mariti tornavano. “La mar es posa bona cuan veu el cony de una dona” (il mare si calma quando vede la fica di una donna) recita un antico detto catalano.
(da El postporno era esto di Maria Llopis)

L’uso politico del corpo di donna [o meglio, del corpo codificato culturalmente come femminile] come dispositivo di guerriglia semiotica ha radici molto antiche. Il rituale di esposizione delle pudenda come arma di resistenza femminile ha un’origine mitologica e si è riprodotto come elemento di conflitto in un numero significativo di lotte contro il potere patriarcale sessuofobico non solo in Occidente

Il gesto di alzarsi le gonne e insegnare la vulva (chiamato appunto anasuromai o anasyrma) ha origine nei culti arcaici della Dea e ricorre, con le opportune modificazioni contestuali, nei miti e nelle leggende di tutto il mondo.

 

Charles Eisen per The Devil of Pope-Fig Island di Jean de la Fontaine (1896)

Mi piace l’idea della rappresentazione della vagina come territorio magico di una potenza non solo sessuale, soprattutto quando culturalmente siamo piuttosto portate a pensare ai nostri genitali come punti deboli del corpo.

INTERMEZZO: se di combattenti nude conoscete solo le Femen è un problema vostro.

 

Il primo laboratorio di Ana Suromai lo facemmo al week end di narrazioni erotiche radicali di Ada Lab: passammo per una sorta di stanza della trasformazione e poi scattammo un set di foto molto fiche.

Ci divertimmo moltissimo e producemmo immagini potenti, superando insieme la soglia della vergogna – e forse anche del ridicolo.

radical pussy
dal primo laboratorio di Ana Suromai (immagine di Silvia Potenza)

È per questo che ho deciso di rilanciare il laboratorio al prossimo evento Plaza del Sexo, organizzato a Torino da Altereva.

Il laboratorio si terrá venerdí 28 dalle 17 alle 19 nello spazio Cap10100 in Corso Moncalieri 18. Non so come sará lo spazio ne’ se la dinamica sará la stessa, peró penso che possano valere i consigli che avevo dato alle partecipanti del week end di Ada Lab

>>>>>>> se vorrete fare la foto per tenerla solo per voi e le persone di cui vi fidate, (con estremo dispiacere) vi verrá concesso.
se invece vorrete partecipare a questa sfida collettiva al senso del pudore, la giocheremo insieme.

indi:
– se volete depilarvi o sperimentare acconciature fantasiose, avete tempo per farlo
– se non volete farlo va bene lo stesso
– portatevi una gonna e in generale dei vestiti che vorrete usare nel vostro ritratto
– se siete brave con trucco e parrucco e vi va di aiutare le altre a sentirsi piú fighe 😉 portatevi i vostri materiali
– se voltete portarvi un passamontagna, dei baffi finti o altri travisamenti è tutto benvenuto

Ana Suromai King Kong di Silvia Potenza
Ana Suromai King Kong di Silvia Potenza

#tisaluto

Questo blog è una zona libera dal maschilismo. Giá da qualche anno i commenti sono moderati e non ho paura che mi si accusi di essere antidemocratica per questo.
Di spazi saturi di maschilismo ce ne sono giá abbastanza, nella Rete e fuori.

Quanto al #tisaluto l’ho detto un sacco di volte nella mia vita. Ho rinunciato a occasioni succulente e pseudocarriere perché da quando ho avuto l’etá della ragione su certi argomenti sono sempre stata abbastanza intransigente. A volte ho anche pensato che lo ero troppo e che magari un occhio potevo chiuderlo. Oggi invece sono felice e anche un po’ stupidamente fiera di essere inciampata nella barricata molto presto.

Non posso quindi che appoggiare l’iniziativa di sensibilizzazione che unisce oggi molte blogger italiane e mi fa piacere pensare che se (almeno nel simbolico) c’è da fare le barricate non saremo solo le solite punk irriducibili lesboputtane a farci venire i calli alle mani ma anche qualche bella signora coi tacchi, i capelli a posto e magari anche un lavoro vero.

#tisaluto ma anche #bentrovate 🙂

 

#tisaluto
#tisaluto

In Italia l’insulto sessista è pratica comune e diffusa. Dalle battute private agli sfottò pubblici, il sessismo si annida in modo più o meno esplicito in innumerevoli conversazioni.

Spesso abbiamo subito commenti misogini, dalle considerazioni sul nostro aspetto fisico allo scopo di intimidirci e di ricondurci alla condizione di oggetto, al violento rifiuto di ogni manifestazione di soggettività e di autonomia di giudizio.

In Italia l’insulto sessista è pratica comune perché è socialmente accettato e amplificato dai media, che all’umiliazione delle persone, soprattutto delle donne, ci hanno abituato da tempo.

Ma il sessismo è una forma di discriminazione e come tale va combattuto.

A gennaio di quest’anno il calciatore Kevin Prince Boateng, fischiato e insultato da cori razzisti, ha lasciato il campo. E i suoi compagni hanno fatto altrettanto.
Mario Balotelli minaccia di fare la stessa cosa.

L’abbandono in massa del campo è un gesto forte. Significa: a queste regole del gioco, noi non ci stiamo. Senza rispetto, noi non ci stiamo.
L’abbandono in massa consapevole può diventare una forma di attivismo che toglie potere ai violenti, isolandoli.

Pensate se di fronte a una battuta sessista tutte le donne e gli uomini di buona volontà si alzassero abbandonando programmi, trasmissioni tv o semplici conversazioni.

Pensate se donne e uomini di buona volontà non partecipassero a convegni, iniziative e trasmissioni che prevedono solo relatori uomini, o quasi (le occasioni sono quotidiane).

Pensate se in Rete abbandonassero il dialogo, usando due semplici parole: #tisaluto.

Sarebbe un modo pubblico per dire: noi non ci stiamo. O rispettate le donne o noi, a queste regole del gioco, non ci stiamo.

Se è dai piccoli gesti che si comincia a costruire una società civile, proviamo a farne uno molto semplice.
Andiamocene. E diciamo #tisaluto.

Questo post è pubblicato in contemporanea anche da Marina Terragni, Loredana Lipperini, Giovanna Cosenza e Giorgia Vezzoli (e credo da molte altre – ndS)
Se ti va, copincollalo anche tu!

#14N la poesia di uno sciopero


(fotografia di Willy Ronis: 1938, occupazione della fabbrica Citroen-Javel. Rose Zehner arringa le compagne – via Girlswholikeporno)

Sciopero

Voglio uno sciopero dove andiamo tutti.
Uno sciopero di braccia, gambe, di capelli,
uno sciopero che nasca in ogni corpo.
Voglio uno sciopero
di operai di colombe
di autisti di fiori
di tecnici di bambini
di medici di donne.
Voglio uno sciopero grande,
che raggiunga anche l’amore.
Uno sciopero dove tutto si fermi,
l’orologio le fabbriche
il personale i collegi
l’autobus gli ospedali
le strade i porti.
Uno sciopero di occhi, di mani e di baci.
Uno sciopero dove non sia permesso respirare,
uno sciopero dove nasca il silenzio
per udire i passi del tiranno che se ne va.

(Gioconda Belli – tratta da un articolo del blog di Coral Herrera Gomez e tradotta da me)

Cacciando cacciatori (a passeggio per la cittá)

SPUNTI DI DISCUSSIONE SULL’ATTIVISMO DI STRADA IN SPAGNA

quello che segue é il mio piccolo contributo informativo al tavolo di discussione sulla Slut Walk (un formato di protesta per la riappropriazione femminile dello spazio pubblico) promosso dalle Ribellule, che si terrá al prossimo Feminist Blog Camp (Livorno, 28-30 settembre 2012) al quale purtroppo non potró partecipare.

Continue reading Cacciando cacciatori (a passeggio per la cittá)

Politica spazzatura e prostituzione (di Bea Espejo)


dice il cartello (visto qui)
Preferisco vendere il mio culo ad un cliente piuttosto che la mia anima a una multinazionale

Ad agosto scatta, per le strade di Barcellona, il divieto totale di esercitare la prostituzione – o meglio l’adescamento in strada, pena salate sanzioni pecuniarie.
É l’ultimo colpo di coda di una disgraziata legge sul civismo che dal 2006 ha provato a ripulire le strade della cittá catalana – cacciando venditori ambulanti e lavoratrici del sesso, perseguitando skaters e graffitisti, rendendo difficile quando non impossibile la vita di strada e il divertimento low-cost.
In definitiva, preparando la cittá al suo presente di non-luogo votato all’euro-turismo piú becero.

In questo scritto di Bea Espejo (autrice di Manifiesto Puta) sono evidenziate alcune delle contraddizioni della condanna dei poteri pubblici (e anche di certo femminismo) al commercio sessuale. Grazie a Itziar Ziga che l’ha per prima pubblicato nel suo blog e a Lalli che mi ha aiutata a tradurlo.

Continue reading Politica spazzatura e prostituzione (di Bea Espejo)

Desmontaje4F e altre storie di ordinaria repressione

(teaser del documentario su Patri e il caso 4F che stanno preparando MetroMuster e 15MbcnTv)

é domani, finalmente.
e ho come l’impressione che saremo soprattutto le madri, le compagne, le sorelle…

perché per occupare le prime linee ci vogliono l’adrenalina e il testosterone, ma per tenere la retroguardia e resistere e insistere quando tutto sembra perduto ci vuole un altro tipo di coraggio. è che, come dice Virginie Despentes

Il sesso della Resistenza é sempre stato il nostro.
Non é che abbiamo avuto scelta, d’altronde.

la solidarietá é un’arma che é il momento di usare

due cose:

la prima é che é incominciata la campagna di controinformazione e supporto alle 10 persone processate per i fatti di Genova 2001.
il 13 luglio per loro si aprirá l’ultimo grado, la Cassazione, e rischiano 100 anni di carcere.
se pensi che i responsabili della devastazione e saccheggio di Genova di quei giorni lontani vadano ricercati piuttosto nelle linee di comando poliziesco e politico, se rifiuti il gioco sporco del capro espiatorio, se ti ha stancato la giustizia a senso unico o semplicemente ODI IL CARCERE senza se e senza ma, firma l’appello affinché siano annullate le condanne giá comminate. (ma come parlo? vabbé)

la seconda: Desmontaje4F, la campagna di solidarietá con le vittime del caso 4F, sbarca a Roma il prossimo 20 giugno.

Continue reading la solidarietá é un’arma che é il momento di usare