reading Ladyfest Aquila

visto che dal sito del 3 e 32 é sparito a causa di alcuni rimodellamenti, io lo rimetto qua.

la prima parte la prendiamo da questo post (grazie sorelle e perdon per non avervi ringraziato prima!) ed é tratta da Testo Yonki di Beatriz Preciado

Piccole donne, il coraggio della madre, la pillola – cocktail stracarico di estrogeni e di progesterone, l’onore delle vergini, la Bella addormentata nel bosco, la bulimia, il desiderio di un figlio, la vergogna della deflorazione, la Sirenetta, il silenzio di fronte allo stupro, Cenerentola, l’immoralità ultima dell’aborto, i dolci, saper fare un buon pompino, il Lexotan, la vergogna di non averlo ancora fatto, Via col vento, dire no quando si vuol dire si, restare a casa, avere delle piccole mani, le ballerine di Audrey Hepburn, il Buscofen, prendersi cura dei capelli, la moda, dire si quando si vuol dire no, l’anoressia, sapere tra sé che chi ti piace veramente é la tua amica, la paura di invecchiare, la necessità di essere costantemente a dieta, l’imperativo della bellezza, la cleptomania, la compassione, la cucina, la sensualità disperata di Marylin Monroe, la manicure, non far rumore quando cammini, non far rumore quando mangi, non far rumore, il cotone immacolato e cancerogeno del tampax, la certezza della maternità come legame naturale, non saper urlare, non sapersi battere, non saper uccidere, non sapere troppe cose o saperne molte ma non poterlo dire, saper attendere, l’eleganza discreta di Lady D., il prozac, la paura di essere una cagna in calore, il valium, la necessità del tanga, sapersi controllare, lasciarsi inculare quando ci vuole, rassegnarsi, la giusta epilazione del pube, la sete, i sacchettini di lavanda che sanno di buono, il sorriso, la mummificazione vivente del viso liscio della gioventù, l’amore prima del sesso, il cancro al seno, essere una donna vissuta, che tuo marito ti lasci per una più giovane..

il calcio, Rocky, portar la mutanda, saper picchiare qualcuno, Scarface, saper alzare la voce, Platoon, saper uccidere, i mezzi di comunicazione, l’ulcera allo stomaco, la precarietà della paternità come legame naturale, la tuta blu, il sudore, la guerra (versione televisiva inclusa), bruce willis, l’intifada, la velocità, il terrorismo, il sesso per il sesso, eccitarsi come Rocco Siffredi, saper bere, guadagnar soldi, oméprazol, la città, i bar, le puttane, la box, il garage, la vergogna di non avercelo come Rocco Siffredi, il viagra, il cancro alla prostata, il naso rotto, la filosofia, la gastronomia, avere le mani sporche, bruce lee, pagare una pensione alla tua ex-moglie, la violenza coniugale, i film d’orrore, il porno, il gioco, le scommesse, i ministeri, il governo, lo stato, la direzione dell’impresa, gli affettati, la pesca e la caccia, gli stivali, la cravatta, la barba di tre giorni, l’alcool, l’infarto, la calvizie, la formula uno, il viaggio sulla luna, ubriacarsi, impiccarsi, i grossi orologi, i calli alle mani, stringere l’ano, il cameratismo, le crasse risate, l’intelligenza, il sapere enciclopedico, l’ossessione sessuale, il dongiovannismo, la misoginia, essere uno skin, i serial killers, l’heavy metal, lasciare la propria donna per una più una giovane, la paura di farsi inculare, non vedere più i propri figli dopo il divorzio, la voglia di farsi inculare…

la seconda parte come dicevo é tratta da Teoria King Kong, di Virginie Despentes. la traduzione é fatta in casa perché il libro non ce l’avevamo in italiano.

Quello che le donne hanno passato non è solo la storia degli uomini, ma un’oppressione specifica. Una storia di una violenza inaudita. Da lí sorge una proposta semplice: andate affanculo, con la vostra forma condiscendente di guardarci, con le vostre simulazioni di forza garantite dal collettivo, la vostra protezione puntuale o la vostra manipolazione di vittime per le quali l’emancipazione femminile sarebbe qualcosa di difficile da sopportare. Quello che continua ad essere difficile è essere donna e tollerare queste queste stupidaggini. I vantaggi che traete dalla nostra oppressione in realtá sono trappole. Quando difendete i vostri diritti maschili, siete come gli impiegati di un grand hotel che si credono i padroni del vapore…
Quando il mondo capitalista crolla e non puó soddisfare le necessitá di nessuno, quando non c’è lavoro, ne’ dignitá nel lavoro, in mezzo ad esigenze economiche crudeli e assurde, di vessazioni e umiliazioni burocratiche, ci si accusa di essere le uniche responsabili. Quello che vi rende infelici è la nostra liberazione. Non è colpa del sistema politico, ma dell’emancipazione delle donne.
Voler essere un uomo? Non mi interessa. Non voglio la barba e nemmeno il testosterone, io ho tutto il coraggio e l’aggressivitá di cui ho bisogno. Peró chiaramente voglio tutto quello che un uomo puó volere, come un uomo in un mondo di uomini voglio sfidare la legge. Frontalmente. Senza scorciatoie ne’ scuse. Voglio ottenere di piú di quello che mi hanno promesso. Non voglio che mi chiudano la bocca. Non voglio che mi dicano quello che devo fare. Non voglio che mi aprano la pelle per gonfiarmi le tette. Non voglio avere un corpo longilineo da adolescente quando m’avvicino ai quaranta. Non voglio fuggire dal conflitto per nascondere la mia forza ed evitare di perdere la mia femminilitá.
Liberano un ostaggio delle FARC. Lei dichiara alla radio “Finalmente ho potuto depilarmi, profumarmi, recuperare la mia femminilitá” o almeno questo è il frammmento dell’intervista che decidono selezionare. Lei non vuole camminare per la cittá, incontrare i suoi amici o leggere il giornale. Quello che vuole è depilarsi? Chiaro, è un suo diritto inalienabile. Peró non mi chiedano che mi sembri normale.
Dice Monique Witting: “siamo cadute di nuovo in trappola, nella familiare strada senza uscita del che meraviglioso è essere donna” Una affermazione che ripetono senza problemi alcuni uomini. Tacciono sul finale logico di questa affermazione “che meraviglioso è essere donna”: giovane, magra e piacente. Altrimenti non c’è niente di meraviglioso.
A molti uomini piace parlare delle donne, cosí non devono parlare di loro stessi. Come si spiega che negli ultimi 30 anni nessun uomo abbia prodotto un testo innovativo sulla mascolinitá? Forse vogliono che, per esempio, diciamo quello che pensiamo noi, da fuori, dei loro stupri di gruppo? Diremmo che gli piace vedersi scopare, guardarsi il cazzo l’uno con l’altro, e che gli venga duro insieme. Diremmo che quello che vogliono, in realtá, è scoparsi tra loro. Agli uomini piacciono gli uomini. Ci stanno spiegando tutto il tempo quanto gli piacciono le donne, peró tutte sappiamo che non sono che parole. Si amano tra uomini. Si scopano tra loro attraverso le donne, molti di loro pensano ai loro amici mentre lo infilano in una fica. Si guardano al cinema, si danno le parti migliori, si sentono potenti, si stupiscono di essere cosí forti, cosí belli e coraggiosi. Si appoggiano tra loro, si complimentano. Hanno ragione. Peró dopo averli ascoltati lamentarsi tanto che le donne non hanno abbastanza voglia di scopare, che non gli piace abbastanza il sesso come dovrebbe, che non capiscono niente, finiamo per chiederci: ma cosa aspettano a buttarselo in culo l’uno con gli altri? Avanti. Se questo puó restituirvi il sorriso, allora dev’essere giusto. Peró tra le cose che gli hanno inculcato bene c’è la paura di essere dei froci e l’obbligo che gli piacciano le donne. E cosí si reprimono. Protestano, peró obbediscono. E giá che ci sono, furiosi per il fatto di doversi sottomettere, prendono a schiaffi le fidanzate.

C’è stata una rivoluzione femminista. Si articolarono discorsi, superando il senso del decoro e affrontando l’ostilitá. E va avanti. Peró, al momento, sul fronte della mascolinitá, solo un silenzio terrorizzato di ragazzi fragili. Il sesso che si dice forte è precisamente quello che bisogna proteggere, quello che si deve confortare, curare, accudire. Quello che si deve proteggere contro la veritá. Che le donne siano stronze esattamente come loro e che alcuni uomini possano essere puttane e madri. Stiamo tutti e tutte nel mezzo della stessa confusione. Ci sono uomini che sono fatti per occuparsi del giardino, della cura della casa e di portare i bambini al parco e donne con un corpo capace di bucare la testa a un mammut, lottare corpo a corpo e tendere imboscate. A ciascuno il suo.
L’eterno femminino è una presa per il culo tremenda. Donna fatale, coniglietta, infermiera, lolita, puttana, madre pietosa o castrante: questi sono film, poste in scena di segni e travestimenti. Di cosa vogliamo tranquillizzarci con tutto questo? Non sappiamo esattamente che rischio correremmo se tutti questi archetipi costruiti crollassero: le puttane sono individui come tutti gli altri; le madri non sono intrinsecamente buone, ne’ coraggiose, ne’ affettuose, e neanche i padri. Questo dipende dal caso, dalla situazione, dal momento.
Liberiamoci del machismo, questa trappola per fessi. Smettiamo di rispettare le regole e le mascherate obbligatorie. Qual’è l’autonomia della quale alcuni uomini hanno cosí tanta paura che preferiscono continuare in silenzio e non inventare niente di nuovo, nessun discorso critico e creativo sulla loro condizione?
A quando l’emancipazione maschile?

Questione di attitudine, di coraggio, di insubordinazione. Esiste una classe di forza, che non è maschile né femminile, che impressiona, che trascina, che da sicurezza. Una capacitá di dire di no, di tenere una visione propria delle cose, di non nascondersi. È lo stesso se l’eroe porta la gonna e ha due tette come meloni o se ha un pisello come un toro e fuma il sigaro.
Chiaro che è penoso essere donna. Paure, obblighi, imperativi di silenzio, chiamate a un ordine che è lo stesso da tanto tempo, un festival di limitazioni imbecilli e sterili. Sempre come straniere, facendo i lavori peggiori, somministrando la materia prima e assumendo un basso profilo. Peró, di fronte a quello che significa essere un uomo, questo è uno scherzo. Perché alla fine, non siamo noi quelle che hanno piú paura, né quelle piú disarmate. Il sesso della resistenza e del coraggio sempre è stato il nostro – non è che abbiamo avuto molta scelta, d’altronde.
Il vero coraggio è confrontarsi col nuovo, questionando certe stupidaggini delle quali abbiamo avuto abbastanza.
Il femminismo è una rivoluzione, non un’operazione di marketing, non un’ondata di promozione dello scambio di coppie e nemmeno una questione legata all’aumento di stipendio. Il femminismo è un’avventura collettiva, per le donne ma anche per gli uomini e pure per tutti gli altri. Una rivoluzione che giá è incominciata. Una visione del mondo, un’opzione. Non si tratta di opporre i piccoli vantaggi delle donne ai piccoli diritti acquisiti degli uomini, ma di dinamitarlo tutto.
E detto questo, buona fortuna e buon viaggio a tutte e tutti.

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