figurine di un’estate


(la leggiadria queer di un’immagine di Jacopo Benassi)

ho voglia di scrivere cose sporche.
voglia di inventarmi la sceneggiatura di future scopate gloriose, di ricordare scambi intergalattici giá vissuti in cui ti conobbi a volte sublime, a volte miserabile.
ho voglia di bagnarmi e di sentire la bocca asciutta, di mordermi le labbra e tremare mentre il desiderio si concentra sulle falangi e titilla i tasti come se fossero parti del tuo corpo.

io, la macchina e tu (se fosse una canzone sarebbe napoletana)

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lavori in corso


(l’immagine è di Simona Pamp)

l’estate ferve.
nell’area Mediterranea non fa neanche tutto questo caldo (almeno finora), mentre Londra brucia.

qui a Milano si è appena concluso il laboratorio di pornociclistica e contrasessualità (doveva essere solo un video, credo che sia stato qualcosa di diverso e di più ma aspetto di avere un po’ di tempo per rifletterci e di sentire qualche altro feedback prima di parlarne).

i miei tempi sono troppo veloci per riuscire a scrivere regolarmente. ho troppo da vivere ultimamente…

(se proprio vi manco che non ce la fate, guardatevi il video di Rosario Gallardo alla Muestra Marrana, che ancora non ce l’ho fatta a raccontarvela ma lo farò presto)

Ecosex will save the world!

pur essendo molto critica con la societá dello spettacolo, che crea miti e li distrugge senza alcun rispetto per l’intelligenza delle moltitudini e con il solo scopo di far soldi, riconosco che sento per alcune persone una vera e propria forma di idolatria.
Annie Sprinkle é una di queste persone.

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support your local postporn star #03 – l’Anonima Black Bloc


lunedí 4 luglio scriveva Ricke:
ieri repubblica usava questa foto in prima pagina per parlarci di scontri, di “black bloc” (o mi signur ma i giornalisti il linguaggio non lo aggiornano mai? secondo me dicono anche ancora spinello e flipper), di efferatezze di una minoranza che rovinavano la bella marcia pacifica di 60.000 cittadin* un po’ pirla ma in fondo buon*.
a me ha molto impressionato. essendo stata in mezzo a quei 60.000 ho di tutta la giornata un’impressione parziale (in montagna l’esperienza che si fa di un corteo è ancora più parziale che in pianura. son solo quei metri che vedi) ma soprattutto problematica, cioè non so ancora bene cosa penso e cosa sento perchè ho avuto troppi stimoli contrastanti. e questi stimoli contrastanti si appoggiano su altre mie esperienze passate soggettive e su quelli si misurano. quindi a chi mi chiede “come è andata ieri” io non so rispondere. se non in maniera aneddotica. e ho degli aneddoti stupendi per chi li volesse sentire…
ma la foto abita il mio immaginario da quando l’ho vista ieri sera al mio ritorno a casa, quando mi son fatta scoppiare il fegato con una breve rassegna stampa.
io vedo una ragazza, presumibilmente giovane, disarmata e a mani nude, arrampicata sulla cancellata di un cantiere della mafia (dello stato-mafia o della mafia-stato). hai il volto coperto ma parrebbe non avere una maschera antigas. è in una nuvola di CS, gas cancerogeno e vietato in guerra ma permesso in pace, e sfida con il suo corpo e il suo coraggio (temerarietà? beata gioventù? scapestratezza? stupidità? chi lo sa..) dei robocop senza volto, protetti da mille congegni e armati fino ai denti.
politicamente non so che dire.
umanamente posso dire che è un’immagine bellissima. che è straordinariamente sexy (nel senso più politico che potete dare a questa parola) e che spero che oggi la ragazza stia bene e non sia ferita. umanamente le mando anche un bacio. se lei lo vuole.
sono cresciuta negli anni 70. sandokan che affronta gli inglesi solo armato di coltello resta nella mia mente bambina il massimo valore cui l’essere umano può aspirare. è la mia parte immatura e me la coltivo con cura.

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un buon esempio

In Italia il fascismo é strisciante.
é un’intolleranza diffusa, la consapevolezza che comunque vince il piú prepotente, la rassegnazione amara. é “io gli zingari li odio ma mica sono razzista”, é abbozza, che quello magari ha un coltello e t’ammazza, é gli autobus stracolmi, é la guerra tra poveri.

é che non esiste, a livello di comunicazione di massa, un discorso di sinistra.

le lotte in difesa dei beni comuni sono criminalizzate, le battaglie per i diritti civili ridicolizzate.

ma sta cambiando il vento. io voglio sperarlo e crederlo.

e ci metto anche il mio soffio, riportando un altro contributo dalla Spagna che ci crede
Lavapies caccia la polizia dal quartiere
sta su youtube – ora che il mediattivismo abbia contaminato anche dei network commerciali mi sembra fantastico, che io abbia trovato questo link su feissbuk e non su Indymedia mi sembra un po’ assurdo – ma ne parliamo un’altra volta magari
nel video un folto gruppo di cittadini e cittadine caccia la polizia dal quartiere di Lavapiés a Madrid, circondando dei robocop armati e rintronandoli di slogan (Lavapiés é un quartiere del centro abitato soprattutto da immigrati e attraversato da un’umanitá veramente variopinta).

giá da alcuni mesi si sono formate nella capitale spagnola delle brigate vicinali: associazioni spontanee che sorvegliano le zone dove avvengono piú frequentemente retate razziste (dove si cercano sostanzialmente persone migranti senza documenti), per contrastarle e documentarle.
delle ronde, praticamente. peró al contrario.

é quello che si chiama un buon esempio 😉

Transfronterizo é la web del ferrocarril, rete madrileña contro le frontiere.

No Tav – una historia italiana

la escuela s’acabó y como no hay pasta para pagar un babyparking veraniego en estos dias soy ultramama, de 9 de la mañana hasta el ultimo suspiro en la cama.
disfrutamos el solete en el jardin como dos salvajes, la hija desnuda y pintada, jugando con cualquier cosa (que no sea un juguete) y yo haciendo reparaciones en bragas, como hacia mi padre.
el mejor momento del dia es la siesta: nos tumbamos en la cama y le cuento una historia.

hoy no podia ser otra que la historia de la resistencia en contra de la linea de Alta Velocidad en Val di Susa…

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L’indignazione precaria vs Slavina (feat. CaccaDura)

Domenica scorsa 19 giugno era l’ultimo giorno del mio soggiorno sui sette colli. Dopo aver timbrato l’ultimo cartellino al Forte (5 giorni su 5, se non fosse che ci ho passato pure 5 anni tondi della mia non giá breve vita mi sembrerebbe un’immensitá) avevo deciso di farmi un giretto anche per il centro, se non altro per far mangiare una pizza ad Esperanza che altrimenti non avrebbe avuto l’impressione di essere stata in Italia.

Il vero obiettivo era raggiungere la piazza romana dell’Indignazione precaria: la chiamata sotto Montecitorio era per me ovviamente irresistibile… ma prima, per non sentirmi del tutto solo e sempre militonta, avevo deciso di passare con un gruppo di amiche a una mostra di Francesca Woodman, ove erano esposte alcune sue piccole foto e una serie di documenti inediti (alcuni interessanti, altri meno).

Diciamo che ad attrarre la mia attenzione, piú che la mostra in se, fu il luogo che la ospitava: si chiama Museo del Louvre ed é uno di quei posti che é bello e irreale esistano ancora in un mondo come il nostro.

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