Gender troubles – porno trans e intersex (+ altre amenitá)

Gender troubles é l’articolo uscito il mese scorso su XXDonne – del quale potete scaricare giá il nuovo numero, nel quale peró manca la rubrica sul postporno (my fail…)
(é comunque pieno di cose interessanti, as usual)

a seguire, alcune imperdibili segnalazioni.


(illustrazione di MP5)

Ottobre é stato il mese dell’orgoglio trans. Eventi e mobilitazioni di diversa natura hanno interessato gran parte del mondo occidentale (anche l’Italia, dove é stato organizzato dalla rete romana Orgogliosamente un presidio informativo): avevano lo scopo di concentrare l’attenzione sulla campagna STOP 2012, che si propone di depatologizzare le identitá trans, cancellando dai testi medici il cosiddetto Disturbo di identitá di genere. Considerato malattia mentale da psichiatrizzare, nel caso in cui il sesso biologico non corrisponda al genere che una persona riconosce come suo – oppure anomalia anatomica, da correggere con la chirurgia e le cure ormonali, quando i genitali esterni di un bebé non sono riconoscibili chiaramente come maschili o femminili (in questo caso si parla di intersessualitá).

La catalogazione binaria che divide il mondo in maschi e femmine é uno dei pilastri della repressione patriarcale, che assegnando arbitrariamente ruoli, caratteristiche psico-somatiche e limitazioni sociali a seconda del sesso biologico disegna le strutture di potere che ci in-castrano. Eppure dall’antichitá esistono corpi che sfuggono a tale categorizzazione – raccontati nella mitologia fin dai Sumeri, troviamo personaggi transgender nel Mahabharata, nelle saghe vichinghe e nel Buddismo – oltre ovviamente al greco-latino Ermafrodito, la cui storia é raccontata nelle Metamorfosi di Ovidio e il cui nome tuttora designa, in un individuo, la capacitá di produrre gameti (cellule riproduttive) sia maschili che femminili.

Uno dei “fondamentali” della ricerca postpornografica, laddove l’estetica é politica, é proprio la visibilizzazione di corpi non convenzionali, dei gender troubles le cui fisicitá attentano la norma.

Pionieristica fu, in questo senso, la produzione di Barbara De Genevieve, artista femminista e storica dell’arte contemporanea che incominció a ragionare sulla pornografia nei tardi anni ’80 e che nel 2001 inauguró, con la sua pagina web SSSpread.com, una delle prime esperienze di net-porn. Partendo dalla rappresentazione della sessualitá lesbica ed entrando in contatto con la scena queer punk di New York, De Genevieve si trovó a ritrarre corpi che eludevano qualsiasi definizione di genere, inaugurando un approccio post-identitario nella produzione pornografica.

Del Lagrace Volcano, artista intersex che si definisce abolizionista del genere, negli ultimi anni ha dedicato gran parte della sua produzione fotografica e delle sue ricerche alla causa della legittimazione visuale dei corpi ermafroditi. L’artista interdisciplinare e performer Micha Cárdenas (membro dell’Electronic Disturbance Theatre 2.0) ha invece elaborato una critica della patologizzazione della transessualitá utilizzando la rappresentazione virtuale del sesso attraverso la piattaforma Second Life, situandosi all’incrocio tra tecnologia e biopolitica.

Sul versante della pornografia commerciale, non possiamo non citare la stella trans Buck Angel, l’uomo con la fica, il primo trans F to M ad aprirsi un varco nell’industria della pornografia gay/leather statunitense. Come quasi tutte le pornostar moderne, Buck non si considera solo un performer ma anche un sex-educator, quindi oltre alle produzioni video si impegna in conferenze e laboratori.

Ma le nuove leve incalzano, stimolate dalle aperture del mercato all’approccio queer: protagonista di molti episodi della mitica Crashpadseries, Jiz Lee é un esempio luminoso di pornostar androgina e gender bender.

(thanks to:
Marisol Salanova – che m’ha fatto scoprire Micha Cardenas
Warbear – che la dice bene sulla De Genevieve nel suo saggio Emoporn: delle pene, dei delitti)

SAPEVATELO ovvero le imperdibili segnalazioni

Porno é di nuovo tra noi. allelujah!

mentre anche la Dipi é finalmente approdata al blogging. vi segnalo quest’articolo, per cominciare.

Tra la via Emilia e il postporno: articolo di Chiara (che ha partecipato al laboratorio di Bologna e che ha inaugurato cosí la sua rubrica Feminist Backpacking – olé)

e per concludere, mi bien querida Esperanza Moreno, che ha pubblicato tutto il materiale relativo alla performance Cuerpos Lesbianos: Contrasessualitá in 3D.

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