Being Violencia Rivas

violencia rivas por remera

tutta un’eroina queer: vi presento Violencia Rivas, la donna che anticipó il punk in Argentina a metá degli anni Sessanta con canzoni come Estudiar es una merda, No me depilo o Metete tu cariño en el culo.

questo fine settimana giocheremo ad essere lei.

(mi é arrivato l’invito qualche settimana fa, ed ho risposto entusiasta. ultimamente la mia vita é tutta un laboratorio…)

questa é l’intro del laboratorio performativo Violencia Rivas: 

 

Tra la meravigliosa invenzione hippy e la figura di Gandhi
ci trapanano il cervello con il messaggio che la violenza è cattiva. Nel
frattempo abbiamo avuto il Vietnam, le dittature latinoamericane, i conflitti
chiamati di bassa intensitá, il Medioriente, il muro di Gaza…


La violenza è cattiva, dicono. Peró esistono la povertá, la
miseria, i massacri, lo sterminio. La bomba atomica. Il sangue esce a fiotti
dalla televisione, i film, la pubblicitá. Le scuole vomitano violenze di
vergini violate. I collegi catapultano violenze di bambini abusati. I governi
si nutrono di violenza e i partiti la usano per vincere le elezioni.


La violenza è cattiva, dicono. E poi usciamo per la strada e
dobbiamo sopportare che ci calpestino, ci interroghino, ci vigilino, non ci
lascino vivere. Dobbiamo sopportare che ci aggredano per un bacio, che ci
picchino perché non gli piace il nostro aspetto, che ci insultino quando il
nostro comportamento non è “normale”.


Peró la violenza è cattiva. Sebbene la teniamo in casa, nel
vicinato, nel metro, nel lavoro, nella festa. Continua ad essere cattiva. Tanto
che non possiamo rispondere alla violenza altrui. Dobbiamo sopportare perché
altrimenti, dicono, generiamo pií violenza. Quasi che alla fine la colpa fosse
nostra. Ingorgate in questa contraddizione, ci viene da riprodurla: emarginando
gente colpite da violenze che non conosciamo; maltrattandoci, lavorando o
drogandoci in eccesso; autolesionandoci; seminando i nostri pregiudizi.


 


Vogliamo uscire dall’idea di azione-reazione. Basta sopportare
e non reagire, di riprodurre quello che combattiamo, stare zitte e piangere.
Siamo attraversate dalla violenza e la vogliamo trasformare. In ironia, in
blasfemia, in politicamente incorretto. La politica corretta genera silenzio,
emarginazione, vittime e carnefici. E quindi diciamo: vomitiamo la nostra
violenza! Lasciamo che si esprima! Tiriamola fuori dall’armadio! Siamo
Violencia Rivas!


 


Chi è Violencia Rivas?

 (un personaggio televisivo del comico argentino Peter Capusotto, ndt) 


Debuttó a 17 ne Il bar della nuova onda giovanile, parodia
del programma di Tv Il Club del Clan. Lí molti musicisti cantavano l’amore
borghese e imponevano balli e vestiti di moda. Tutte le canzoni erano composte
dal cinquantenne Dino Garmendia (parodia del compositore Dino Ramos). Quando
Violencia poté cantare le canzoni scritte da lei, rivoluzionó la musica
argentina e scandalizzó l’opinione pubblica. Tra i suoi maggiori successi
“Educarsi è una merda” “È arrivata l’estate, la puta que te parió” e “Mettiti
il tuo affetto nel culo”.
 
Attualmente è alcolizzata e riappare in televisione a raccontare la sua
vita. Ha quattro figlie che attacca senza pietá per essere funzionali al
sistema: una psicologa “che aiuta ai cagati ad accettare la loro condizione e
ai cagatori a cacare senza sensi di colpa”, una sociologa che cominció volendo
cambiare il sistema e adesso si dedica alle inchieste di mercato, una terapeuta
di medicina alternativa che aiuta a rilassarsi a quelli che tolgono il relax
agli altri, una maestra dell’infanzia che addottrina ad accettare il sistema.

Cos’è che riscalda l’animo alla nostra Violencia Rivas? Come incarna la sua
violenza? Contro cosa? Proponiamo una serie di temi, queste cose che ci toccano
piú o meno tutte, queste cose che ci uniscono e non ci lacerano. Pensiamo nella
chiesa o nella carcere… l’esercito, le istituzioni in generale, le uniformi, le
gomitate, la smorfia storta dei trafficanti di vita… Anche l’amore, la coppia,
la “puta famiglia” (che non è lo stesso che dire la “famiglia puta”). La rabbia
che nasce davanti alle formalitá e al linguaggio normativo, quello dei servi
arroganti e le Cenerentole che vogliono vivere felici e contente… l’imbecillitá
degli esseri pro forma… tutte queste rabbie ci portano a suggerirle
immancabilmente che la nostra Violencia Rivas potrebbe essere la performer que
introdusse il queer a Barcellona.
..

 

(io ancora non lo so en cosa se caga la mia Violencia Rivas, forse nella puta mistica della maternitá, forse nel settarismo militante, forse nella puta Italia dei Padri, forse in quelle post hippy fulminate che si trasferiscono in campagna e si innamorano delle galline, delle piscine gonfiabili e di una rosa che nasce all’improvviso a luglio)

 

versione originale:

Desde el maravilloso
invento del hippismo y la figura de Gandhi se nos viene taladrando el
cerebro con el mensaje de que la violencia es mala. Mientras tanto,
tuvimos Vietnam, las dictaduras latinoamericanas, los llamados conflictos
de baja intensidad, Oriente Medio, el muro de Gaza… La violencia es
mala dicen. Pero existen la pobreza, la miseria, la masacre, el exterminio.
La bomba atómica. La sangre sale a borbotones por la tele, las pelis,
la publicidad. Los colegios vomitan violencia de vírgenes violadas.
Los monasterios catapultan violencia de niños abusados. Los gobiernos
se nutren de violencia y los partidos la usan para ganar las elecciones.
La violencia es mala, dicen. Y luego salimos a la calle y tenemos que
aguantar que nos pisen, nos interpelen, nos vigilen, no nos dejen ser.
Tenemos que aguantar que nos agredan por darnos un beso, que nos pequen
porque no les gustan nuestras pintas, que nos insulten cuando nuestro
comportamiento no es “normal”. Pero la violencia es mala. Aunque
la tengas en casa, en el vecindario, en el metro, en el trabajo, en
la fiesta. Sigue siendo mala. Así que no podemos responder a la violencia
ajena. Tenemos que aguantar porque sino, dicen, generamos más violencia.
Así que, al final, la culpa es nuestra. Atascadas en esta contradicción,
sólo se nos ocurre reproducirla: marginando a gente atravesada por
violencias que desconocemos; maltratándonos, trabajando o drogándonos
en exceso; autolesionándonos; desparramando nuestros prejuicios.
 

Queremos salir
de la idea de acción-reacción. Basta ya de aguantar y no hacer, de
reproducir lo que combatimos, de callar y llorar. Estamos atravesadas
por la violencia y la queremos transformar. En ironía, en blasfemia,
en política incorrecta. La política correcta genera silencio, marginación,
víctimas y verdugos. Así que decimos: ¡vomitemos nuestra violencia!
¡Dejémosla que se exprese! ¡Saquémosla del armario! ¡Seamos Violencia
Rivas! 
 

¿Quién es Violencia Rivas?  

    Debutó a los 17 años
    en La barra de la nueva ola juvenil, parodia del programa de TV
    El Club del Clan. Allí, muchos músicos cantaban al
    amor burgués e imponían bailes y ropa de moda. Todas las canciones
    eran compuestas por el cincuentón Dino Garmendia (parodia del compositor
    Dino Ramos). Cuando Violencia puedo cantar sus propios temas, revolucionó
    la música argentina y escandalizó a la opinión pública. Entre sus
    éxitos destacan "Educarse es una mierda", "Llegó el
    verano, la puta que te parió", "Metete tu cariño en el culo"
    y "Navidad (Mear en la sidra)". Actualmente es alcohólica
    y reaparece en televisión a contar su vida. Tiene cuatro hijas a las
    que ataca sin piedad por ser funcionales al sistema: una psicóloga
    "que ayuda a los cagados a aceptar su condición, y a los cagadores
    a cagar sin culpa", una socióloga que comenzó queriendo cambiar
    el sistema y ahora se dedica a hacer encuestas, una terapeuta de medicinas
    alternativas que ayuda a relajarse a los que les quitan relajo a los
    demás, y una maestra jardinera  que adoctrina a la infancia a
    aceptar el sistema.
     

¿Qué es lo que pone recaliente
a nuestra Violencia Rivas? ¿Cómo encarna su violencia? ¿Contra qué?
Nosotras proponemos una serie de temas, esas cosas que nos revientan
un poco más o un poco menos a todas, esas cosas que nos unen y nos
desgarran. Pensamos en la iglesia, por ejemplo, o la cárcel… el ejército,
las instituciones en general, los uniformes, los codazos, las muecas
torcidas de los traficantes de la vida.. También en el amor, la pareja,
la puta familia (que no es lo mismo que la familia puta). La rabia que
nos nace ante las formas y el lenguaje normativo, el de los siervos
arrogantes y las cenicientas que quieren comer perdices… La imbecilidad
de los seres pro forma… Todas estas rabias nos llevan indefectiblemente
a sugerirles que nuestra own private
Violencia Rivas podría ser la que Performer que introdujo lo queer
en Barcelona.