La mia buona azione di Natale consiste in questo sforzo di memoria e di sintesi per regalare ai genitori prossimi venturi delle piccole dritte sull’allevamento, sperimentate personalmente durante gli ultimi 12 mesi.
Non sono da intendersi come regole ma come spunti d’azione. Valgono nel divenire, applicate alla diversita’ di ogni contesto.
Per quanto riguarda le regole vere e proprie, per me le uniche sono state:
– rispetto verso quella creatura troppo piccola per farsi capire ma giá in grado di protestare (a partire dal banalissimo non fare a tuo figlio quello che non vorresti avessero fatto a te)
– fantasia come sostanza e gioco come forma (anni e anni di psiconautica non sono passati invano 😉
– fiducia nel pediatra e allo stesso tempo tentativo di farsi un’opinione propria sulle questioni e le scelte importanti (oltre al confronto diretto con altri breeders, Google e’ vostro amico ma anche qualsiasi libreria e biblioteca)
0-3 mesi – ci vuole tanta pazienza…
Durante questo periodo la vita a fianco del vostro bebé sará (se vi va bene e ve lo auguro) di una noia urticante. Organizzatevi con dei bei libri e mettetevi comode: se scegliete di allattare, passerete la maggior parte del tempo (e parlo di TUTTO il prezioso tempo che magari con sforzo et sacrifici et lotte di anni siete riuscite a fare VOSTRO) con la tetta nella bocca del neonato. E con un neonato attaccato alle sise la mobilitá é abbastanza ridotta (in realta’ invece il potere della sisa é anche nella sua comoditá: potrete andare dappertutto e ovunque dare da mangiare a chi ha fame senza biberoni, acque e polverine – se ci sará spesso qualche guardone a strabuzzare gli occhi non agitatevi: é il potere della sisa, dicevamo)
Tenete pazienza, cercate di rilassarvi e di approfittarne per riposare: immagazzinate energie, che presto ne avrete bisogno. In queste settimane date una sorta di imprinting alla relazione con il bambino: siete il centro di tutte le sue attenzioni, vedete di farvela prendere bene e di accoglierlo con tutto l’amore e la comprensione di cui siete capaci e piú. In fondo a questa festa l’avete invitato voi 😉
Se poi entro il terzo mese la situazione-mangiare non si sará stabilizzata tanto da darvi ragionevoli pause di tempo libero tra una poppata e l’altra potrete dare al pargolo un’aggiunta di latte artificiale: io l’ho fatto perché Antonia non ingrassava abbastanza ed era molto inquieta e anche se per le terroriste della tetta era l’errore supremo non é stato per niente drammatico e mia figlia ha sempre continuato a preferire la sisa alla bottiglia.
Per i primi tempi quindi, se v’aregge la pompa, io consiglio caldamente di provare con tutte le vostre forze ad allattare. E ce ne vorranno, di forze e motivazione. Se invece non siete abbastanza convinte o ci sono dei motivi ragionevoli per cui é meglio rinunciare, fatelo con il cuore sereno e senza sensi di colpa, in fondo esistono anche altri modi di stabilire un contatto profondo con il vostro bambino.
L’allattamento di Antonia é stata l’esperienza piú sadomaso della mia vita: mai provato tanto dolore, mai sentita cosí sottomessa ad un altro essere umano. Ma le mastiti passano e il superpotere della tetta resta, quindi viva questa scelta d’amore (ma senza talebanismi, sempre misurandola su chi siete e cosa volete dalla vita – tipo se volete dimagrire in fretta o volete/dovete tornare a farvi le vostre 8 ore d’ufficio fin dal terzo mese forse e’ meglio che lasciate perdere).
A proposito di talebanismi, io durante l’allattamento ho mangiato di tutto, evitando solamente gli eccitanti – dicono pure di evitare alcune verdure perche’ darebbero al latte un sapore amaro. Gia’ in teoria mi sembrava una cazzata: avevo mangiato cavoli, carciofi e asparagi durante tutta la gravidanza, la bambina quei sapori li conosceva gia’, perche’ fuori avrebbero dovuto disgustarla? E ancora, nella vita ci stanno pure i sapori amari, prima se ne fa una ragione e meglio e’ (come disse Astronza “ci stanno pure i carciofi nella vita…”)
nell’immagine il mio capezzolo spaccato e la Antonia in versione Comefateadirecheccarina.
Nell’approccio randomico che sto avendo nella stesura di questi consigli, dopo il mangiare viene… il momento del cambio, ovvero la cacca santa. Noi tenevamo il cambiador nel bagno – un posto piccolo e ben riscaldato, con l’acqua a portata di mano. Accanto al cambiador c’erano un carillion e una borsa dell’acqua calda a forma di orsetto: la musica era lí per rilassare e distrarre la ciccia, mentre la sagoma dell’orsetto era appesa lí per caso ma diventó presto uno dei giochi piú amati (i bebe’ 0-3 sono cecati come mister Magoo, distinguono solo i contrasti forti, in questo caso blu orsetto+beige piastrella+oscillare=nana ipnotizzata). Nel caso di momenti di nervosismo estremo la cura d’urto era il phon. Come per magia finivano i pianti e gli strepiti, un po’ per il calore, un po’ per il rumore (i bebe’ 0-3 amano i rumori tecnusi tipo aspirapolvere, lavatrice eccetera poiche’ gli ricordano i nove mesi di tecnival passati in panza – il drum era il core de mamma e il bass la sua voce – scusate la divagazione, qualche volta mi sale lo svarione nostalgico)
Dicono che bisogna abituare i bambini fin da piccoli al casino e al rumore, perché poi dormano tranquilli ovunque: noi piú che alla pesantezza del sonno di oggi pensammo al sistema nervoso di domani e per quella regola di rispetto di cui parlavo prima scegliemmo di fare della casa un posto abbastanza silenzioso e senza luci forti (che pare danneggino la vista de li piccini). Nel bagno c’era una bella luce arancione inservibile per fare foto acquatiche bellissime ma che non accecava la nana.
Ah, a proposito.
Quando Antonia nacque, durante la prima settimana aveva i muscoli oculari ancora in rodaggio. Con questo non voglio dire che fosse strabica… era molto di piú che strabica. Un occhio guardava a destra in alto e l’altro a sinistra in basso, muovendosi convulso. Io la guardavo e piangevo e non avevo il coraggio di chiedere lumi alle infermiere del reparto maternitá – pensavo ne avessero la colpa gli anni di psiconautica di cui sopra e le sostanze… invece era una cosa normale, che passó in una settimana circa, ma io piansi coi singhiozzi come quando avevo 10 anni.
Questo per dire che se durante le prime settimane sarete psicologicamente fragilissime, piagnone e/o isteriche, in ansia da prestazione o apatia completa non preoccupatevi, é NORMALE. Pure se il frutto del vostro seno vi sembrera’ bruttaccino mentre tutti dicono quant’é carino!!!! e’ NORMALE. E’ che siete state due persone durante 9 mesi e adesso c’é quella parte di voi che non siete piú voi che vi ama e ha bisogno di voi in una maniera cosí assoluta che non puó non essere spaventosa… Se potete uscite a fare 4 passi, distraetevi in qualsiasi modo sano, fatevi coccolare dal vostro compagno/a o da vostra madre (ma badando bene che le attenzioni di questi due soggetti non si sovrappongono senno’ so dolori).
tipica espressione Ho bisogno di te, dove credi di andare, dammi quella sisa!
A proposito del padre, due raccomandazioni importanti:
– visto che non trombate (e non lo farete per un bel po’ – almeno non come prima, fatevene una ragione) cercate di sublimare con baci, carezze, tenerezze diffuse. Fará bene a voi e al piccolo nucleo che formate con il nano.
– cercate di coinvolgerlo e di dargli protagonismo nei momenti di cura della creatura. Lasciategli dei momenti di intimitá in cui anche lui possa accarezzare, cantare e parlare al bambino a modo suo senza il vostro occhio critico addosso. Se normalmente si parla di istinto materno (io pensavo piuttosto che mi avevano messo la prima bambola in mano che nemmeno camminavo…), la paternitá é probabilmente un processo piú complesso, di apprendimento quasi… ed é meglio un pannolino messo male che un padre lontano e disinteressato o amareggiato perché si sente respinto. Tenete sempre conto che state tutti e tre imparando.
Un’altra cosa secondo me importantissima (sembrerá banale ma non lo é) é il fatto di parlare il piú possibile al vostro bebé, visto che l’udito é uno dei sensi piú sviluppati alla nascita e che la voce di mamma lo tranquillizza moltissimo (visto che la conosce da mesi). Io ho sempre cercato di chiacchierare con Antonia, le raccontavo le cose che facevamo, quando la cambiavo o lavavo le spiegavo quello che facevo, quando la toccavo nominavo le parti del suo corpo che accarezzavo e via dicendo (a partire dai 3/4 mesi ha cominciato ad aiutarmi quando la vestivo, incredibile ma vero). Uno dei passatempi piu’ alienati e divertenti era mettersi alla finestra e farle la telecronaca di quello che succedeva come se si trattasse di una favola, parlando un italiano il piú ricco ed esatto possibile. Quello che conta, in questi discorsi apparentemente monologhi, é il tono. I bambini piccolissimi non capiscono le parole mentre l’intenzione la riconoscono perfettamente.
Via libera ovviamente anche alle canzoni, quelle per bambini ma anche no (mia sorella sostiene che la canzone preferita di mia figlia é Vita spericolata mentre il padre le canta spesso Sweet child o’ mine…) Io che sono flamencoloide poi ho la fissa de las palmitas: batto le mani come una foca sia al ritmo della musica sia a manifestare il mio entusiasmo. E Antonia quindi ha logicamente imparato a battere le manine fin da piccolissima, perche’ un’altra delle cose fondamentali a cui dovete cominciare ad abituarvi e’ che la maggior parte delle cose che il vostro pupo apprendera’, le imparera’ per imitazione. E quasi sempre imitando voi.
non so perché ma i padri nelle foto delle prime settimane dormono sempre
In realtá nella tappa 0-3 mesi il senso piú importante é il tatto, per cui via libera alle carezze e ai massaggi. Superconsigliatissimi i corsi di massaggio infantile, buoni pure per conoscere altri genitori.
Gli zii vogliono fare regalini?
In questo periodo vincono i sonagli e le maracas (io ne avevo costruite con delle bottigliette dell’acqua vuote in cui avevo messo cuscus, fagioli, sassetti… e sono stati i giochi preferiti di Antonia per molto tempo), le piume per fare i solletichini, i peluche di taglia piccola sbavabili e mozzicabili, i carillion. Indispensabile, l’abbiamo giá detto ma repetita iuvant, la fascia portabebé.
Ultimo capitolo di questo pippone apocalittico, il sonno. Della mia esperienza ho giá parlato. Vi raccomando di fare quello che sentite piú giusto, tanto non esistono formule che valgano per tutti i bambini. Di sicuro cercare di avere un approccio rilassato aiuterá il bebé a rilassarsi, la tensione chiama tensione e anche se é una banalitá non é un male ricordarlo (questo post e’ PIENO di banalitá… e’ che i figli si fanno da tanti milioni di anni…)
Ricordatevi pure che un bambino che piange o ha fame o deve essere cambiato o ha qualche dolore, quindi in ogni caso ha bisogno delle vostre attenzioni, che prendendolo in braccio non lo si vizia ma si asseconda il suo bisogno di calore e di contatto, che meglio perderci tempo oggi che pagare lo psicologo domani.
Cominciate un viaggio lungo e bello e un po’ difficile, ma ne vale la pena.
Io di sicuro mi dimentico qualcosa e andro’ aggiungendo nei commenti. Domande, aggiunte, critiche are welcome.
(to be continued)
Ciao, mi chiamo Mario. Ho raccolto un appello di Femminismo A Sud:
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/…in-pubblico
copincollandolo sul mio blog, compresa la foto che c’era, tua e di Antonia… Spero che non ti dispiaccia, altrimenti la tolgo. Però siete molto belle. Ciao
che spettacolo! t adoro! ♥
grazie amiguitaaaaa!!!!!