un, due, tre… e’ morto Pinochet


insomma, non e' vero che l'erba cattiva non muore mai…
e anche che la giustizia non sia di questo mondo non e' solo un modo di dire…

pero' queste due che scappano dandosi la mano mi evocano un sacco di corse col battito del cuore a mille
e quel cuore era il mio.
quindi, alla faccia di quel cornuto di Pinochet, guardando questa foto come al solito empatizzo e ritorno ai cazzi miei pendenti.

perche' quando mi capitava di trovarmi in situazioni del genere, di tensione a mille, con le gambe in spalla tra lacrimogeni e sassate…
davo veramente di matto se qualcuno o qualcuna mi prendeva per mano, sebbene mi considerassi sempre quella debole, che evidentemente si impanicava, che smetteva di parlare e quasi sempre poi piangeva (di rabbia, ma in quei momenti queste sottigliezze non si notano).

il ricordo appannato di una sensazione di stizza (lasciami la mano che vado da sola) funziona anche come metafora del tempo presente, nel quale rifuggo le battaglie campali e se sento puzza di bruciato faccio un giro piu' largo, torno a casa, mi faccio una bella camomilla e mi guardo bene anche dall'accendere la televisione…
eppure continuo a trovare estremamente difficile tenere per mano qualcuno o qualcuna per piu' di 5 passi, fosse pure per fendere la folla consumista impazzita di Portal de l'angel.

avevo talmente tanta paura che dovevo essere concentrata in tutto e per tutto su di me. e gia' era tanto.

non cadere
cerca una via d'uscita
respira piano, pero' respira
guardati intorno con tutte le diottrie che ti mancano
…e tu lasciami sta cazzo di mano, che mi fai inciampare

ce la faccio benissimo da sola

in questi momenti mi viene il dubbio che la mano che cercava la mia per rassicurarmi e portarmi in salvo in fretta, avesse quanto e piu' bisogno di me della sensazione di aiutarmi.

e – questa fra tante – e' una delle soddisfazioni che non gli ho mai dato.