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#14N la poesia di uno sciopero


(fotografia di Willy Ronis: 1938, occupazione della fabbrica Citroen-Javel. Rose Zehner arringa le compagne – via Girlswholikeporno)

Sciopero

Voglio uno sciopero dove andiamo tutti.
Uno sciopero di braccia, gambe, di capelli,
uno sciopero che nasca in ogni corpo.
Voglio uno sciopero
di operai di colombe
di autisti di fiori
di tecnici di bambini
di medici di donne.
Voglio uno sciopero grande,
che raggiunga anche l’amore.
Uno sciopero dove tutto si fermi,
l’orologio le fabbriche
il personale i collegi
l’autobus gli ospedali
le strade i porti.
Uno sciopero di occhi, di mani e di baci.
Uno sciopero dove non sia permesso respirare,
uno sciopero dove nasca il silenzio
per udire i passi del tiranno che se ne va.

(Gioconda Belli – tratta da un articolo del blog di Coral Herrera Gomez e tradotta da me)

una psicomagia pornoterrorista

Diana é una sacerdotessa del delirio.
é una baccante capace di condurti attraverso la rabbia radicale, il desiderio piú recondito, le paure piú ancestrali e la trasformazione necessaria.
é dionisiaca e apollinea insieme: tanto le sue azioni possono risultare disturbanti, moleste, irritanti, letteralmente schifose – quanto la sua poesia é musica, é incanto, é magia – e la sua maniera di declamarla commovente.
quando ho visto la prima volta Diana in performance ho sentito le trombe celesti degli angeli e mi é venuto da vomitare insieme. ho sentito appieno il senso della parola poesia – che molte volte avevo associato a una ben confezionata e marketizzata fuffa altamente digeribile.

Diana declama le sue poesie sempre nuda ed é insieme bellissima e capace di incarnare la mostruositá piú repellente.
é padrona del suo corpo e pure della scena, perché non ha paura di essere se stessa.

se stasera per qualche valido motivo non potete andare ad assistere alla sua e alle altre performance di female extreme body art, vi propongo un’esperienza alternativa per avvicinarvi al pornoterrorismo come esperienza di liberazione.

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