oggi non sto sul pezzo, vi avverto.
visto che l’attualitá mi morde il culo, ho deciso di regalarmi e regalarvi un po’ d’evasione, ricicciando l’idea delle local postporn star.
stavolta peró vi parlo di Postporn star vere, omaggiando il primo gruppo di attiviste e performer postporno che ho avuto la fortuna di conoscere appena sbarcata a Karcelona, ormai quasi 7 anni orsono.
Loro si chiamano Post Op, sono delle pioniere del genere e questo é il primo loro video che ho visto, direi un fondamentale
Majo e Urko, a oggi le componenti del gruppo, sono gendersurfers.
Cavalcano i codici, gli stereotipi e gli stilemi del maschile e del femminile per decostruirli, stravolgerli e bombardarli – da fuori e da dentro.
dicono nel loro blog
POST_OP é il termine che utilizza l’istituzione medica per designare le persone transessuali dopo che sono passate per gli interventi chirurgici di riassegnazione di sesso. Noi lo utilizziamo per designare noi stessx perché crediamo che tutte le persone sono costituite (operate) da tecnologie sociali molto precise che ci definiscono in termini di genere, classe sociale, razza etc.
Sono performer e artistx visuali ma non disdegnano la forma laboratorio (qui ci sono i loro lavori, dei quali apprezzo specialmente le fotografie realizzate all’interno dei laboratori che hanno fatto in giro per il mondo).
>>> Mi sembra sempre straordinaria e ammiro la capacitá e la volontá – nel mondo dei piccoli sfigati orticelli dell’arte – che hanno alcune persone di condividere le loro pratiche artistiche, soprattutto quando queste sono legate a un’idea non solo di appropriazione dei mezzi tecnici ma anche di sperimentazione a livello piú profondo, quasi psicologico, sicuramente esistenziale. Le Post Op lo fanno e lo sanno fare. E Olé per loro.
A livello puramente estetico-formale, Majo e Urko mi attizzano entrambe da morire.
Se Urko é la regina del drag king (in questo assaggio di video la potete vedere in azione – io fremo per vedere il resto), il lavoro di decostruzione della femminilitá che fa Majo é meno diretto, piú insinuante e allo stesso tempo radicale.
Nominando loro come local Postporn star voglio omaggiare indirettamente anche tutte le persone in fuga dalle gabbie di genere: i biomaschi che coltivano il loro proprio femminile (senza fare troppo la lagna), le biodonne che sperimentano l’agone della mascolinitá (senza diventare troppo stronze) e tutti gli altri attraversamenti che costruiscono un panorama dell’umanitá meno scontato, piú aperto, non banale.
ps il gruppo Post Op non é mai venuto in Italia. quando e dove lo invitiamo?
mi sa che hanno abbandonato la web, perché il link puntava lí e adesso invece è tutto ridirezionato al blog.
mannaggetta!
lo siento. il link alle foto è rotto ;(
Esposizione e Performatività, replica capovolta e non sovvertimento del porno tradizionale, Anestetica costruzione audiovisiva di immaginario.