Quello che siamo

Noi non siamo proprio capaci di farci gli affari nostri

Siamo quelle che sentono nel profondo del cuore ogni ingiustizia commessa in qualsiasi parte del mondo
Siamo figlie della Terra e siamo madri e padri di tutti i figli e le figlie della Terra

Noi certi giorni abbiamo facce sconvolte dal dolore ma sorridiamo lo stesso perché sappiamo che l’amore è piú forte dell’odio e che la gioia è un’arma invincibile contro qualsiasi nemico
Abbiamo qualche talento (tutti ne hanno) e sempre voglia di imparare, ma le nostre ambizioni sono incomprensibili per la gente normale
Vogliamo un mondo piú giusto e per quest’ideale sacrifichiamo senza rimpianti un sacco di stronzate materiali che per tanti sono la vita
Noi la vita la rischiamo spesso, non per incoscienza e nemmeno perché pensiamo che esista un Paradiso, ma perché di certi orrori non possiamo proprio farci complici
L’indifferenza e il silenzio non fanno per noi: siamo proprio fatte male
Per noi il coraggio non è una categoria astratta, lo mangiamo tutti i giorni insieme al pane e al veleno della consapevolezza
E quando ci guardiamo allo specchio vediamo quello, non le rughe.

Le nostre madri per noi sono sempre preoccupate, a volte non ci capiscono, quando va bene sono orgogliose ma la loro fierezza non cancella la paura ne’ il nostro senso di colpa nei loro confronti
Noi abbiamo lasciato indietro le nostre famiglie per un’idea piú grande, per farci fratelli e sorelle di quelli e quelle come noi disperse per il grande mondo

Noi (che sono io, che siamo tante e tanti) oggi piangiamo lacrime amarissime che confondono le parole, annebbiano i concetti, sconvolgono la sintassi.

 

 

Io oggi anche se non ne avevo proprio voglia ho dovuto scrivere queste righe che a rileggerle mi sembrano noiose, banali e retoriche.
Ma avevo bisogno di ritrovarmi, di dare un senso a queste ore di dolore che romba nelle orecchie, di solitudine assoluta, di perdita di senso, di lacrime incontrollabili e di non sapere proprio che dire.

Vittorio Arrigoni è morto. Anche se non lo conoscevo personalmente era un mio fratello, un amico, un compagno.
Era uno che non si faceva gli affari suoi e che pur odiando la guerra aveva scelto di starci in mezzo e di dedicare la sua vita a uno dei popoli oppressi di questa Terra. Viveva a Gaza, nel cuore torturato della Palestina occupata.
Era amico dei contadini e dei pescatori, aveva le braccia forti e un sorriso buono che nessuno potrá mai cancellare.

E mi dispiace tanto per quegli stronzi che pensano d’averlo fatto fuori. Il suo ricordo ce lo riporterá sempre vivo e sopporteremo con orgoglio questo dolore pungente e amarissimo, ma pieno d’amore.


(disegno di Latuff)

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