PROLOGO
La vita sessuale delle madri è una specie di fantasma nell’immaginario collettivo (e oserei dire anche nella vita stessa delle donne che scelgono la via della riproduzione).
Nella tassonomia del desiderio virtuale esiste una categoria specifica di donna madre sessuata e sessualizzabile, la MILF (mother I’d like to fuck – madre che mi piacerebbe scopare). Questo termine peró definisce le quarantenni dal fascino decisamente maturo, coi figli magari adolescenti. Noi trentaequalcosa coi piccoli ancora appesi al collo, che ci siamo appena riprese dalle botte di ossitocina e prolattina subite o surfate durante la gravidanza e l’allattamento non rientriamo in nessuna categoria dell’erotismo di moda.
Mettici pure che le nostre economie sono precarie e i nidi a pagamento e quindi per tirare la carretta ci dobbiamo stroppiare di lavoro e scoprirai il perché dalle nostre parti si tromba molto poco, troppo poco.
Il desiderio sublimato si trasforma in baci, carezze e abbracci ai cuccioli di casa; a volte basta questo – sommato a quei 10 minuti di sano autoerotismo meccanico (sí, siamo capaci anche noi donne) prima di crollare morte dal sonno – per acquietare l’animale che abbiamo dentro (sí, anche noi ce lo abbiamo).
A volte no.
A volte il subcosciente si ribella e si creano dei cortocircuiti sinaptici che ti fanno sognare cose assurde: come di essere scopata dalla direttrice della scuola di tua figlia, l’ossuta Teresa, vestita da Wolverine o che dopo esserti infilata un passamontagna scendi nel supermercato sotto casa e sbatti al muro, penetrandolo con violenza, lo spilungone diciottene addetto alle consegne a domicilio.
A volte si intrecciano pedissequamente passato, presente e futuro e in un sogno erotico sbagliato risenti tutta la tua vita suonata come un disco al contrario. E invece delle frasi sataniche, la canzone che sogni ti racconta amori improbabili e proprio per questo potentissimi, che ti risvegliano con la bocca secca e un languore irreale.
IL PRIVATO
Da una settimana dormo con mia madre. È venuta ad aiutarmi perché il mio compagno si è ritirato in montagna a preparare l’ultimo esame (ha deciso di ricominciare a studiare due anni fa, appena prima che nascesse nostra figlia – vedi alla voce Differenza di genere).
nel frattempo io durante il giorno lavoro a full su un video che parla di finanza etica, reti di consumo solidali, ridefinizione dei tempi lavoro/vita, nuove forme di cura dei bambini e degli anziani che non dipendano dal lavoro gratuito delle donne, coabitazioni extrafamiliari e altre meraviglie che propongono non (solo) dei giovinastri deicentrisociali ma anche, e con entusiasmo, delle signore con incarichi istituzionali e dei deputati con la giacca marrone. Sono esaltata ed emozionata e ogni giorno torno a casa che mi sembra di sventolare una bandiera:
PODEM! (Possiamo!) che è lo slogan di uno dei movimenti locali che si propongono di
costruire alternative praticabili al capitalismo. E a me quasi mi viene da piangere perché era tanto tempo che disperavo e che pensavo che non potevamo proprio un cazzo.
A questo va aggiunto (sottovoce) che la regista di questa inchiesta è una donna bellissima e intelligente, che risveglia in me degli istinti poco urbani e ancor meno professionali. Ma mi trattengo, perché il progetto è bellissimo e ho imparato che provarci col capo non è mai una buona idea, e che è decisamente meglio morire dalla voglia.
IL PUBBLICO
Pochi giorni fa hanno arrestato due ragazzi milanesi, nell’ambito dell’ennesima inchiesta sulle Incredibili Nuove Brigate Rosse. Uno di loro si chiama Manolo, nome abbastanza inusuale ma che mi è fin troppo familiare: si chiama cosí un tipo che ho amato moltissimo e anche abbastanza a lungo.
La storia del Manolo che hanno arrestato è particolare: è figlio di due brigatisti (che ho visto, belli come possono essere solo i rivoluzionari in bianco e nero, nelle foto sbattute impietosamente in faccia a tutti inquesti giorni), si è laureato da poco pur avendo passato da un bel po’ i 30 (studente lavoratore quindi, come il mio compagno), e ha scritto un libro sui suoi genitori, che la galera gli rubó quand’era ancora un bambino. È un attivista, probabilmente, e ha pure partecipato alla Slam X, serata di poesia urbana a cura dell’Agenzia X.
Le prove di un suo coinvolgimento nelle Incredibili sono abbastanza ridicole, ma si sa, in un paese incrisato come l’Italia tutto fa brodo, e di capri espiatori non ce n’è mai abbastanza.
È un bel pischello, Manolo. Niente a che vedere con i lupi grigi un po’ anzianotti amici di Nadia Desdemona. L’ho visto nel video dello Slam: raccontava una storia di galera molto triste e un po’ pulp, tramandando la voce di un suo amico che non c’era piú. Un’onda di tenerezza m’ha sopraffatto e ha sconfitto quell’accento milanese orribile e la sua poca verve e ho pensato che era proprio bono, sto Manolo, e che la vita, come al solito,
troppo ingiusta per essere vera.
EPILOGO
Stanotte io e Manolo abbiamo fatto l’amore. Lui non lo sa, ma l’abbiamo fatto.
L’abbiamo fatto come se io fossi stata la sua ragazza da tutta la vita, con l’intimitá di due compagni. L’abbiamo fatto con l’urgenza dei fuggitivi e con la consapevolezza disperata di non poter fuggire.
L’amata di Malaussene, il personaggio di Daniel Pennac che é il capro espiatorio per eccellenza nella letteratura europea contemporanea, sosteneva che gli amanti migliori sono i rivoluzionari che sono sul punto di vincere, che hanno il potere negli occhi e nell’orizzonte futuro ma questo non li ha ancora addomesticati, né corrotti.
Io con Manolo scopavo sentendo il peso di una resa invincibile, di una sconfitta annunciata, di una catastrofe di quelle che t’arrivano tra capo e collo e non ci puoi fare niente. Solo resistere.
E l’abbiamo fatto e mi ha fatto male e mi ha fatto bene. Nel sogno potevo sentire la sua pelle e la sua lingua e il suo respiro e confonderli coi miei.
Lo sentivo ansimare e mi prendeva la testa tra le mani e mi stringeva ad occhi chiusi. Era un sesso fatto tutto di mani e di baci, di strette e saliva, di morsi, di quel dolore di muscoli sconosciuti. Le nostre gambe erano intrecciate e dentro la pancia e piú sotto qualcosa
bruciava e bruciava…
L’abbiamo fatto. E mentre ancora ero persa nei suoi occhi che non so di che colore sono e che forse nemmeno lo sapró mai, mi sono risvegliata come Mia Wallace quando gli piantano la pera di adrenalina in petto, facendo IHHHHHHHHHHHHHHH.
E mia madre ha detto: CHE C’É?
L’abbiamo fatto e io non mi sento colpevole, vostro onore.
E se pensassi che sto povero cristo in cella si fa due risate sul fatto che diventare pasto della cronaca giudiziaria l’ha trasformato in letteratura erotica di bassa lega nella testa confusa di una madre scellerata, glielo stamperei e spedirei questo post.
Peró mi rendo conto che c’è veramente poco da ridere e mi limito a salutarlo con la frase preferita dai miei amici carceratini di Casal del marmo: A presto fuori!
(Non abbiamo bisogno di cacce alle streghe. Abbiamo bisogno di giustizia sociale e di recuperare una prospettiva credibile di futuro)
http://www.militant-blog.org/?p=2387
quand’è che ci riaggiorni il blogge? 🙂
grazie a tutte
(questo post non é rimasto solo nel blog. ha conquistato la materia e, in forma di scherzosa lettera di solidarietá, ha sorpassato le sbarre arrivando tra le mani del bel manolo.
non sono pervenuti feedback, ma non erano richiesti – con che ci si sia fatto na risata, lá dentro é giá tanto.
anch’io ti leggeró, piccolaoskar 🙂
Ho trovato il link al tuo blog sul sito di un’amica (serialmama), ne ho letto grossa parte e sono incantata.
Sono proprio incantata. E credo che questo post non dovrebbe restare solo un post.
stupendo!!!!!!!!
Post straordinario! Ciao bella, qui la primavera tarda ad arrivare
com’è bello…
apparte che ancora una volta ci ritrovo alcune piacevoli coincidenze politiche, seppure fugaci (ho collaborato pur’io con PODEM, cosi’, solo via internet, traducendo alcune pagine del 17-S in italiano…)
ma poi sono pure in un momento strano…una situazione strana co na tipa…che non la vedo da 8 giorni, ormai…non capisco che vuole…se ha solo “paura di avere un rollo” (testuali parole sue!) o che?! io cerco di essere il piu’ discreto e lieve possibile…
ma vabbè insomma…il succo è che stavo qui a tarda ora…cercando quel qualcosa che mancava per andare a dormire…
ecco…un tuffo nei ricordi (e Manolo, il tuo, fu il primo – di 2 nada màs – maschio verso il quale ho provato il desiderio di baciarmici) e almeno la speranza di un bel sogno…e un’ennesima purtroppo (ma non è che ci fosse bisogno…) conferma che ho fatto bene a venir qua…o cmq andar via da llà! Solo un crollo in stile argentina puo’ salvare…quel paese!
ciaobbella! baciii
p.s. non cediamo all’inglisc…”tardone” è un termine tanto simpatico!(e ti esclude automaticamente, è ovvio!)