Lemebel, il film di Joanna Reposi

dopo la bellissima serata al Gender Bender, Lemebel è diventato ufficialmente Pedro nostro.

mio lo era da un po’, da quando lessi per la prima volta Manifiesto e scoprii il poeta cileno “figlio del fornaio” che rivendicava il punto politico sovversivo della sua omosessualitá contro le logiche sessiste e maschiliste di tanta Sinistra

e non mi stancheró mai di ringraziare e osannare Edicola Edizioni per aver pubblicato in italiano Di perle e cicatrici, generando tutto un movimento collettivo di amoroso interesse intorno alla figura di Pedro.

una persona capace di generare amore e rispetto al tempo stesso: della radicalitá di Lemebel questo è il tratto che mi sembra piú significativo. non arretrare di un passo ma essendo capace di mantenersi dolce e accogliente, non compiacere mai il potere, deriderlo in qualunque forma si presenti, usare l’ironia e l’autoironia non semplicemente come armi ma come strumento di mediazione e interpretazione di una realtá a volte troppo dura da nominare – ma senza arretrare di un passo.

l’ho detto e lo ridico, che Pedro stava sempre nella prima linea del fuoco.

e questo documentario ce lo restituisce in tutta la sua tremenda grandezza, tremenda perché fa tremare, fa piangere pure chi arriva al cinema e non sapeva proprio chi cavolo era questa frocia meravigliosa venuta da un quartiere povero di Santiago, che usó la performance come linguaggio di contestazione giá negli anni della dittatura di Pinochet e successivamente la narrazione come performance – che quando Pedro racconta tutto è vero anzi piú che vero, è qualcosa che non solo leggi ma lo senti proprio che ti palpita in qualche punto del corpo e ti trasporta nei luoghi, te li fa vedere e vivere

e infatti per chi invece Pedro giá lo ama è molto emozionante vedere nel film alcuni dei luoghi che lui descrive nelle cronache, entrare dentro la sua casa e accompagnarlo in giro fino all’ultimo.

il documentario è un lavoro molto bello, non lo dico solo io – ha vinto la Berlinale di quest’anno. è un lavoro (sí, mi ripeto ancora) pieno di amore, per la persona e per il personaggio, per tutto quello che Pedro per tanta gente ha significato.

la regista è bravissima a costruire un momento di intimitá profonda, è capace di trasformare gli spazi chiusi in spazi aperti e viceversa e soprattutto di integrare formati tra loro diversissimi, costruendo una narrazione che ricorre tutta la vita di Pedro e che a volte è straziante e a volte è esilarante.

è un film che dovrebbe girare tantissimo e io spero proprio che riesca ad arrivare in Italia.