anche quest'anno affido al talento pazzesko i miei svogliati e ritardati auguri.
sono in pieno trasloco verso una precarieta' piu' precaria e devo riconoscere che prendo la cosa abbastanza bene. se non fosse per il fatto di dover impacchettare e trasportare pesanti valige di qua e di la', sarebbe una festa con tanto cava catalana a sbattezzare il luogo che e' stato la mia casa barcellonese per un anno circa.
ma poi, davvero sono solo le valige? (e soprattutto, si scrive valige o valigie?)
il fine ultimo della vita del saggio e' quello di non aver bisogno di niente e pure di nessuno, credo lo dicano i monaci zen e altri saggi manichei della stessa risma… e' una regola che da anni cerco di fare mia, con notevole insuccesso e lacrime di rabbia ogni volta che mi capita di perdermi qualche pezzo per strada.
a sto giro pero' non piango.
tra le valige e la fatica del lavoro e un desiderio che ormai mi sconvolge gli ormoni davvero non ho la forza di stare a recriminare e a dare capocciate nel muro.
una sorella non ti lascia mai del tutto, diceva un poeta di centocelle.
Vysotsky invece sosteneva:
torna tutto, tranne i migliori amici e le donne piu' amate, quelle adorabili, le piu' fedeli.
(ho confuso in un primo tempo sto russo con Boris Vian, in quanto entrambi appartenenti al mio periodo antimilitarista giovanile)
e oggi io, che non sono nessuno e che a volte non sostengo nemmeno il mio proprio sguardo, con gli occhi stretti e il cuore che e' un sassolino
mi ritrovo sorridendo a confidare nel prossimo giro…