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essere uomo in un mondo di maschi

(ho ricevuto questo contributo da uno dei partecipanti al laboratorio sulle nuove mascolinitá della Ladyfest. pensavo di editarlo e tagliare delle parti per renderlo piú leggero e *fruibile* ma alla fine ho deciso di rispettare lunghezza, quantitá e densitá di questa autonarrazione coraggiosa e piena di spunti.
grazie a Dario, l’autore di questo testo, e grazie ancora a tutti i partecipanti)

discordant23.tumblr.com

A Milano lo scorso fine settimana si è svolto a Zam la LadyFest, una tregiorni di performance, spettacoli, laboratori, concerti dedicati al femminismo, al mondo queer e trans. Partecipando al laboratorio di Slavina sui micromaschilismi mi è stata posta una domanda alla quale non ho risposto, ma sulla quale ho riflettuto molto, anche nei giorni successivi. La domanda era: “Quando ti sei accordo di essere maschio e di poter godere di alcuni privilegi rispetto alle donne”?
Non ho risposto perché non lo ricordo. Non ricordo quando presi per la prima volta coscienza di essere maschio, né quando mi resi conto avere dei privilegi. Come del resto non ricordo gran parte dell’infanzia. Non saprei dire chi a casa, finito di mangiare, si alzava e sparecchiava. Non ho memoria dei pranzi, né delle cene. Sono sicurissimo che fosse mia madre, ma se mi viene chiesta un’immagine precisa, un dettaglio di quell’atto, non so rispondere.
Non ricordo, o forse semplicemente mi impedisco di rievocare molte cose, forse troppe.
Altre invece me le ho ben chiare. Le ho tirate fuori, piano piano. Lavorando su di me, sulle mie paure, sui miei comportamenti, sui miei tanti errori. Ma le ho tirare fuori.
Non mi ero mai fermato a rintracciare nella memoria il momento in cui ho scoperto i privilegi dell’essere un ‘maschietto’ in una società sessista. Di certo ho ben chiaro, episodio dopo episodio, quanto fu crudele l’impatto avuto nel capire di appartenere ad un genere, quello maschile, responsabile di tanta violenza che esplodeva in mille modi differenti verso chi a non apparteneva al suo mondo, verso i ‘non omologati’, verso chi rifiutava lo status di maschio.

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Passare, che complicato…

traduzione dell’articolo Pasar, ¡qué complicado! di Pol Galofre Molero per Pikara
>>>>>>>> gracias a ambas 😉

 

premesse terminologiche:
– l’utilizzo del verbo passare in questo testo ha a che fare con il concetto di passing. nell’ambito semantico del gender, chiamiamo passing la capacitá di “passare per”, ovvero di sembrare a prima vista appartenenti al genere di destinazione dopo una transizione, ovvero il passaggio dal genere femminile al maschile e viceversa.
– con il termine cis l’autore si riferisce invece a cisgender, termine che definisce una persona che si trova a suo agio e vive in maniera conforme al genere assegnatogli alla nascita (termine che si contrappone a transgender).
– per butch si intende la donna che non corrisponde ai codici della femminilitá mainstream ed ha un’apparenza identificabile come mascolina

Ecco fatto. Ci son riuscito. Passo. In che senso passo? Passo per un ragazzo. Che concetto orribile. Non era che “sono un ragazzo”? Peró che ragazzo? Non saró mai un ragazzo cis, sono un ragazzo trans. E mi piace, non lo cambierei, è come mi sento meglio. Peró adesso passo. Passo per un ragazzo cis con tutto ció che questo implica.

Mr Patriarcado

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dai micromaschilismi alle nuove mascolinitá: l’avventura di essere uomo in un mondo di maschi

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Se il modello di persona che vorresti essere è diverso dal maschio selvatico, dal mammone, dal tronista, dallo stronzo che non deve chiedere mai

Se nonostante questo un giorno ti hanno dato del maschilista, non hai capito perchè e ti è presa male…

Se, pur rispettandone il discorso, non ti spieghi come il femminismo possa essere una lotta di liberazione anche per chi non è femmina…

Se per il momento hai sfangato la questione di genere usando l’asterisco nelle comunicazioni scritte per non tener fuori nessun* ma questa soluzione non ti soddisfa (e nelle assemblee continui a declinare tutto al maschile)…

Se una mattina ti sei svegliato e ti sei accorto che il maschilismo ha ferito e oppresso anche te…

Se sei un attivista e senti di aver voglia di condividere con altri simili uno spazio separato di discussione su quella che è stata la tua educazione al sesso e al sentimento e sulle sue ricadute sul tuo comportamento sociale…

Se sei etero, queer o favoloso,
se sei attivo, passivo o versatile,
se se poliamoroso, asessuale o sposato ma comunque in possesso di gameti maschili e/o percepito socialmente come maschio,
questo laboratorio è uno spazio di riflessione e confronto pensato per te e per chiunque altro vorrá mettersi in gioco in un ragionamento collettivo sui privilegi e i tormenti della condizione maschile.

Lo condurrá – con curiositá, attenzione e discrezione – la porno-attivista Slavina (figlia, sorella, amante e amica di un bel po’ di uomini) attraverso spunti di discussione e dinamiche sperimentali.

Il laboratorio si terrá SABATO 7 giugno dalle 15 alle 18 ed è parte della programmazione della Ladyfest Milano, evento DIY e autofinanziato che riunisce a Milano, nel week end 6-8 giugno, un’offerta di eventi ed esperienze queer e femministe unica nel desolante panorama italiano.

Per partecipare al laboratorio ti chiediamo una quota simbolica di 5 euro e di formalizzare la tua iscrizione scrivendo a ladyfestmilano@grrlz.net – garantiamo riservatezza 🙂 e in questo modo potremo passarti dei materiali preparatori e degli spunti di approfondimento.


Una delle accuse abituali con le quali si usa attaccare le femministe è la cantilena che odiamo gli uomini. Nel mio caso, niente è piú lontano dalla realtá. Io adoro gli uomini. Sono i maschilisti che non sopporto. Ho piú amici uomini che la maggior parte degli imbecilli che m’hanno additato durante tutta la mia vita come anti-uomini. E il femminismo è stato precisamente il discorso vitale che m’ha permesso di curare le ferite aperte dalla brutalitá dei maschilisti e di aprire un’alleanza con gli uomini, trasformando un’incubo nel mio mondo abitabile.
(Itziar Ziga, Devenir Perra)