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la fine di un amore – e 3

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LETTERE A UNA GIOVANE POETA – Adrienne Rich
1.
La foto non ti renderà giustizia
i formicai umidi e gibbuti t’impediranno di puntare
la lente sulla palude
 
i cinque cigni che sorvolano stridendo
distraggono la tua sete di definizione
e fuga
 
 
2.
 
lascia che tiri la tua vestaglia gelida e che
ti dica una parola: Ineluttabile
 
– intendendo che a questo non sfuggirai:
la peggiore delle nuove nuove
 
la storia corre avanti e indietro
nel labirinto panico
 
– io non ti toccherò di nuovo:
tua la scelta se congelare o meno
 
voglio dire, tu ed io siamo chiusi
in un laboratorio senza scienza
 
3.
 
T’allieterebbe pensare
che la poesia sia pura e possa come niente
 
prendere posto sotto bagliori di lampi
o coltri di nebbia vivere la propria vita
 
sgridata, zittita
da un lacerto di viscere che gronda nomi
 
– compositori visitano Terezin, registi Sarajevo
Cabrini-Green o Edenwald Houses
 
    ineluttabile
 
se una donna intensa quanto un qualunque artista, né più né meno
può gettarsi in un qualunque giorno giù dal quattordicesimo piano
 
ti solleverebbe sostenere  la poesia
con questo non ha a che fare?
 
4.
 
rivolta gli orli della tua distrazione
il suo rovescio sottomarino striato
 
dal flusso distruttivo del dolore
che erode e risucchia, tira e molla
 
avanti e indietro, un ordito di grotte, l’embrione della tua paura
che scalcia nel loro viscido lussureggiare protetto
dalla serra d’acqua
 
cercando, nella distrazione, di radicarsi saldamente
cercando di contrastare la corrente
di questo assurdo ripetersi
 
Guarda: con tutta la mia paura io sono qui
con te, a provare cosa comporta stare; cosa comporta andare
5.
 
Arenata. Barca a remi, piroga, presa
tra la più bassa e la più alta delle maree primaverili. Arenata. Avvenuta,
in stallo, arretrata, sí, essere generata
essere – l’infernale passivo
essere – come in Siedi, Stai, Sdraiati, Obbedisci.
Il desiderio terribile del cane che gli prende il cervello
e lo depone ai piedi calzati di stivali.
 
Tu puoi essere così per sempre – essere
come senza muoverti.
6.
 
Ma ecco come io, tuttavia, ne emergo:
spingendo in su da sotto
il capo avvolto in una sciarpa a scacchi
un casco con la torcia sulla fronte
spingendo fuori dal magma
questa faccia velata questa testa illuminata
che affronta il filtrare della morte
la bocca che ha nuotato tra i detriti
pronunciando con chiarezza
Ciao e addio
 
 
Tuttavia, chi vuole sapere
di questa bocca pallida, questo
rossetto cremisi Chi
delle mie corde vocali da travestito del mio amaro ritmare
l’occhiata in tralice che oltre la spalla getto
alle grandiose strofe e antistrofe
il mio canto, il mio ululato, i sacri resti delle mie unghie,
dei capelli, la mia dissenteria, la mia scandalosa gola allegra
 
la colonia penale del mio davanzale senza uccelli
la mia faccia giù in centro in film di Saffo ed Artaud?
 
Tutti.    Per poco
 
7.
 
Non è il déjà vu che uccide
è la preveggenza
la testa che parla dal cratere
 
Volevo andare dove
il cervello non fosse andato ancora
non volevo starci
così sola
 
di questa poesia meravigliosa, scoperta per caso qui, non ho trovato l’originale.
la dedico con tutto il cuore alle mie amate complici del Fuorisalone delle Lesbiche di Milano.

21

Ti ha toccata
l’ombra
ti ha rubato
le efelidi
Ci vorrá
tutta un’estate
per farle tornare

(Goliarda Sapienza da Ancestrale)

immagine da clickinmoms.com
immagine da clickinmoms.com

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la fine di un amore – supporti testuali (2)

15
Il Futuro – Julio Cortázar

E so molto bene che non ci sarai.
Non ci sarai nella strada,
non nel mormorio che sgorga di notte
dai pali che la illuminano,
neppure nel gesto di scegliere il menù,
o nel sorriso che alleggerisce il “tutto completo” delle sotterranee,
nei libri prestati e nell’arrivederci a domani.

Nei miei sogni non ci sarai,
nel destino originale delle parole,
nè ci sarai in un numero di telefono
o nel colore di un paio di guanti, di una blusa.
Mi infurierò, amor mio, e non sarà per te,
e non per te comprerò dolci,
all’angolo della strada mi fermerò,
a quell’angolo a cui non svolterai,
e dirò le parole che si dicono
e mangerò le cose che si mangiano
e sognerò i sogni che si sognano
e so molto bene che non ci sarai,
nè qui dentro, il carcere dove ancora ti detengo,
nè la fuori, in quel fiume di strade e di ponti.
Non ci sarai per niente, non sarai neppure ricordo,
e quando ti penserò, penserò un pensiero
che oscuramente cerca di ricordarsi di te.

(l’originale qui)

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la fine di un amore – supporti testuali

0.9
non so se è di qualche sollievo – oppure il contrario
peró la stupiditá a volte è più forte dell’amore…


(foto di Claudia Pajewski)

Ti cercherò sempre
sperando di non trovarti mai
mi hai detto all’ultimo congedo

Non ti cercherò mai
sperando sempre di trovarti
ti ho risposto

Al momento l’arguzia speculare
fu sublime
ma ogni giorno che passa
si rinsalda in me
un unico commento
e il commento dice
due imbecilli

(da Cento poesie d’amore a LadyHawke di Michele MariLadyHawke)

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la fine di un amore – paesaggio sonoro

foto di Claudia Pajewski

lo sferragliare feroce del tram
il cicaleccio fastidioso di uno scontrino
quel singhiozzo che smetti di trattenere
il fischio della caffettiera che ti sveglia
il clangore di un cancello che si chiude
il fruscio di una lampo che sale
il silenzio improvviso delle cicale
il ticchettio accelerato dell’inizio del temporale
l’urlo di una sirena nel cuore della notte
il “Favorisca i documenti”
l’eco del tuono che rimbalza nel tuo petto vuoto
il rombo sordo della valanga
la voce gracchiante del capotreno che annuncia la fine della corsa
il trapano del dentista
lo scivolare silenzioso di una lacrima
il grido del cristallo che s’infrange
la tua voce che s’incrina quando dici “Va tutto bene”
l’ululato del vento che ti graffia le orecchie
le unghie sulla lavagna
la scivolata fuoritempo del dj troppo fatto
un telefono che squilla disperato
la neve che scricchiola sotto i piedi
l’ultimo crepitare di un fuoco che muore

il rumore dei tuoi passi che si allontanano

Amor de verano di Lucy Sombra

amore estivo

all’improvviso arriva l’amore senza che una lo abbia chiamato. non bussa, non avvisa, ti prende quando non sei depilata, quando non hai cambiato le lenzuola, con il frigo vuoto. non c’è nemmeno il caffè… arriva un amore da sogno e a distanza e torni a mettere in pratica tutte queste vecchie strategie di amore da lontano, solo che adesso, adesso sí, abbiamo ogni volta piú tecnologia, e nemmeno l’abbiamo usata tutta, e ancora ci rimane molto da sperimentare, cominciando, chiaramente, per incontrarsi corpo a corpo, sbattere le ossa, sudare la carne, succhiare i pori insaziabilmente per qualche giorno senza tregua, incoscientemente, senza casco né uniforme, senza fucile. arriva l’amore giusto quando eravamo cyborg (proletari della stessa classe), e tutta la nostra cibernetica dormiva nel nostro letto, e sognavamo twitter, skype, messaggi di testo, e il nostro amore si rappresentava cosí, cosí banalmente e semplicemente come un’applicazione incastrata in un apparato piú piccolo della mano. e perchè non l’avevamo fatto prima? e perchè non avevamo profanato i castelli della tristezza? perchè non avevamo fatto meditazioni simultanee in faccia al sole? semplicemente perchè l’anno passato è stato una merda, senza relativismi, senz’ombra di dubbio. allora, in questo stato minore, di sentimento incontrollable ed emozione contra-collerica regredisce il danno, lentamente, cade come pelle morta, sorgono nuovi scavi, siti archeologici persi per la forza della sconfitta e comincia il recupero del corpo, soprattutto delle macchie che contiene. cicatrici che adesso sembrano belle, quando la mia lingua le gratta come se si alimentasse di croste, quando mi insegni ad amare la mia traspirazione e l’amore è un tema di riferimento. tutto si vede bello da qui, e questa fragilitá è la cosa piú bella. perchè non abbiamo paura.

originale qui, traduzione e adattamento della vostra slave